Alitalia, si va al voto. Gentiloni spinge per il Sì: “Situazione grave”

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“Sono consapevole del fatto che ai dipendenti vengano chiesti dei sacrifici, ma so anche che senza l’intesa sul nuovo piano industriale, Alitalia non avrà margini di sopravvivenza”. Questa la dichiarazione fatta dal premier Paolo Gentiloni, in merito al referendum che Alitalia sta tenendo tra i suoi dipendenti per ricevere il via libera (o meno) al piano di salvataggio.

“Alitalia è un’azienda privata – ha puntualizzato il premier – per cui di fronte alle sue difficoltà il governo ha potuto soltanto incoraggiare gli azionisti a impegnarsi di più verso un nuovo piano industriale e in una forte ricapitalizzazione della società”. Alla luce di ciò, ha concluso Gentiloni, “sento il dovere di ricordare a tutti la gravità della fase in cui ci troviamo”.

Il voto sul verbale di confronto tra azienda e sindacati è ormai al suo terzo giorno. L’affluenza al referendum, che ha già creato parecchi malumori nel personale, è più alta che in passato: “Ieri sera, a chiusura dei seggi alle 21, circa il 55% si era recato al voto”, ha precisato a questo proposito la Uiltrasporti, ricordando che alle 16 di lunedì 24 aprile si concluderanno le votazioni (con dei risultati attesi, a quel punto, entro la serata).

Al voto sono chiamate un totale di 12.500 persone, tra cui 1.500 piloti, 3.000 tra hostess e steward e 8.000 tra impiegati e dipendenti di terra. Sono proprio loro, in queste ore così delicate, a decidere con un Sì o No del futuro dell’ex compagnia di bandiera.

Si tratta di un voto non facile, perché come ha detto Gentiloni, il piano prevede non pochi sacrifici: ai lavoratori di terra, ad esempio, è stato chiesto di sopportare una cassa integrazione straordinaria a rotazione per due anni con una perdita delle retribuzioni nel periodo pari al 20% rispetto ad oggi. Per altri 500 dipendenti a tempo determinato, che sono per definizione i più “indifesi”, è stata scalpita la parola “licenziamento” e potranno quindi dire addio alla speranza di essere assunti nella compagnia.

Nonostante i contenuti rocamboleschi, i malumori e i conflitti, il referendum sta comunque andando avanti senza grossi colpi di scena e con un clima piuttosto statico. “L’affluenza è alta ma la gente ha tutte le sue ragioni per essere arrabbiata”, ha dichiarato il segretario generale dell’Anpac Antonio Divietri, chiedendosi quale mai possa essere “l’alternativa a questo accordo” e sostenendo che “ci si ritrova a dover scegliere tra la padella e la brace”.

La prima riunione azienda-sindacati organizzata per il post referendum è comunque attesa per il 26 aprile al Ministero dello Sviluppo Economico.