Germania, conti a rischio: età pensionabile slitterà a 69 anni?

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Dopo l’Italia anche la Germania si ritrova a dover fare i conti con il nodo pensioni. Senza una riforma del sistema pensionistico che estenda la vita lavorativa da 67 a 69 anni, il governo di Berlino potrebbe non essere più in grado di sostenere i conti pubblici: è questo l’allarme lanciato dalla Bundesbank (che è nient’altro che l’equivalente tedesca della nostra Banca d’Italia).

Riforma delle pensioni: è scontro tra banche e governo

I banchieri chiedono quindi ad Angela Merkel di rimettere mano al capitolo pensioni, riformando il sistema in maniera tale che possa garantire maggiore sostenibilità rispetto alle precarie condizioni verso cui andrebbe incontro: il timore è che entro qualche anno non ci sarà più modo di tenere in piedi un sistema retto sugli attuali presupposti. “Un prolungamento della vita lavorativa non dovrebbe rappresentare un tabu, anzi, semmai andrebbe considerato come un elemento fondamentale su cui iniziare a riflettere”, precisano gli economisti tedeschi.

Ma il governo, ultimamente a corto di consensi anche per l’apertura delle frontiere ai profughi siriani, mette le mani davanti e tramite il portavoce Steffen Seibert conferma: “La pensione a 67 anni non si tocca”. Di diverso avviso è Michael Fuchs, vicepresidente del gruppo parlamentare dell’Unione di Centro-Destra (CDU), il quale avvalla le ragioni dei banchieri affermando che l’aumento dell’età lavorativa è un passaggio “necessario e inevitabile” e che le recenti norme attraverso cui è stata introdotta la pensione a 63 anni con tutta una serie di penalizzazioni, sono state “un grosso errore”.

Pensioni, sistema da rivedere: l’analisi della Bundesbank

Nello specifico, la Bundesbank afferma che per il momento le casse pensionistiche tedesche vertono in uno stato di “ottima salute finanziaria”. Il punto, però, è che a lungo andare le cose potrebbero non essere più così rosee: lo studio ricorda che poco dopo il 2030 andranno in pensione coloro che sono nati negli anni del “baby-boom”, causando un netto aumento degli oneri per le casse pubbliche. E per far fronte a questa maggiore platea di pensionati ci si ritroverebbe costretti, per l’appunto, a dover innalzare l’età pensionabile da 67 a 69 anni.

Per comprendere le dimensioni del problema, gli analisti invitano a riflettere che pur con un passaggio ai 69 anni, il sistema si ritroverebbe comunque costretto a dover innalzare anche il livello dei contributi prelevati dalle buste paga (dall’attuale 18.7% si parla di un passaggio al 24%). Insomma, se con una riforma di prolungamento dell’età pensionabile ci si ritroverebbe ugualmente nelle condizioni di dover aumentare le imposte, figuriamoci senza neanche quella riforma dietro a cosa si potrebbe andare incontro.

La banca centrale tedesca, poi, avverte che senza il passaggio ai 69 anni, i lavoratori tedeschi potrebbero dover accettare un tasso di sostituzione al 44% entro il 2060, e al 42% se non si alzerà l’età pensionabile (attualmente il tasso di sostituzione per il pensionato medio è invece del 48%).