Pensioni, ultime novità: l’aumento delle minime è cosa fatta?

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pensioni minime

Le pensioni minime verranno aumentate, e questa, secondo dichiarazioni portate alla luce dagli stessi esponenti di governo, può dirsi elemento certo della prossima riforma delle pensioni. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è tornato a ribadire questo concetto proprio negli ultimi giorni, tanto è vero che con il mese di settembre si riapriranno ufficialmente gli incontri tra governo e sindacati volti a raggiungere un punto di intesa sui vari tentativi di riforma che riguardano il comparto pensioni.

Aumento delle pensioni minime. Sì, ma in che modo?

Sono numerose e diverse le misure su cui il governo sta lavorando, anche se tra tutte quelle che circolano, l’aumento delle pensioni più basse sembra essere uno degli elementi cardine del prossimo programma di riforma. Il governo Renzi, insomma, sembra più deciso che mai a dare una mano ai pensionati che sono in difficoltà e che ancora oggi si ritrovano a dover sostenere il costo della vita con un assegno mensile che in alcuni casi è davvero molto (troppo) basso.

A questo punto rimane soltanto da capire come questo aumento si concretizzerà, se attraverso un aumento secco delle pensioni più basse (un po’ come fece il governo Berlusconi), se ampliando il bonus degli 80 euro o se aumentando la platea dei pensionati che potranno beneficiare di una 14esima mensilità. Il modo tramite cui verrà portato avanti questo aumento, insomma, non è ancora chiarissimo. Per il momento il ministro Poletti si è limitato a dire soltanto che “le pensioni minime, l’anticipo pensionistico e le ricongiunzioni onerose sono i punti cardine su cui dovremo intervenire”.

Aumento delle pensioni minime: non tutti i pensionati ce l’avranno

Un’altra cosa certa, al di là delle modalità di intervento che sicuramente usciranno allo scoperto nei prossimi giorni, riguarda la platea dei soggetti beneficiari. Le risorse a disposizione sono poche, per cui il governo sa che non può permettersi di aumentare le pensioni minime in maniera indiscriminata: già solo introdurre gli 80 euro a tutti i pensionati che percepiscono il minimo verrebbe a costare su per giù intorno ai 3 miliardi e mezzo di euro. Uno scenario impossibile se si considera anche la crescita zero che l’Istat ha certificato proprio pochi giorni fa!

Alla luce di questi margini di manovra che sono strettissimi, il governo interverrà dunque solo su una platea ristretta di pensionati. Sicuramente ci si concentrerà su quelli che percepiscono il minimo, ma non è detto che sarà sufficiente percepire il minimo per vedersi riconosciuto il beneficio dell’aumento: il presidente dell’Inps Tito Boeri, a questo proposito, aveva esortato il governo a tenere conto non solo dell’assegno mensile di ogni pensionato, ma anche di considerare il suo Isee. Perché un pensionato può percepire l’assegno minimo ma avere magari un patrimonio immobiliare di un certo valore, o avere in casa altri membri della famiglia che lavorano e che quindi alzano il livello di benessere interno al nucleo familiare.