Petrolio: l’accordo Opec fa lievitare i prezzi

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L’Opec fissa il limite a 32,5 milioni di barili. La notizia fa lievitare del 5,32% le quotazioni a New York.

L’Opec trova un difficile accordo per il taglio delle quote di produzione e il prezzo del petrolio sale, tornando sopra quota 47 dollari e segnando in pochi minuti un guadagno del 5,32%.

Il vertice informale di Algeri, dove per tre giorni i principali Paesi produttori si sono confrontati alla ricerca di un’intesa che non scontentasse nessuno, in particolare i due ‘avversari’ Arabia Saudita e Iran, sembra essersi concluso con la decisione di far scendere il tetto della produzione dai 33,2 milioni di barili del mese scorso a 32,5 milioni di barili. La notizia non è ancora ufficiale e potrebbe essere ratificata il 30 novembre a Vienna, ma i mercati sono apparsi convinti che l’accordo sia stato trovato.

A pagare il conto più salato, secondo la proposta presentata dall’Algeria, dovrebbe essere il colosso saudita, principale fautore della politica di prezzi bassi di questi anni, che vedrà la produzione scendere di circa 400 mila barili, seguito da Emirati Arabi (circa 150 mila barili in meno) e Iraq (circa 130 mila in meno). Libia e Nigeria conserverebbero le quote attuali, mentre l’Iran, il Paese più restio all’idea di congelare la produzione dati che punta a tornare ai livelli pre-embargo, verrebbe accontentato con un piccolo incremento, pari a circa 50 mila barili al giorno.

Il taglio della produzione, il primo da otto anni a questa parte, ha messo il turbo alle quotazioni, che nel giro di pochi minuti hanno superato quota 47 dollari, dai 44 circa su cui avevano viaggiato per tutta la giornata, chiudendo a 47,05. Del resto non era scontato che gli Stati membri del Cartello raggiungessero un accordo, vista la tenace opposizione di Teheran, che vuole trarre vantaggio dalla nuova condizione di libertà d’azione determinata dalla fine delle sanzioni.

La situazione economica internazionale ha probabilmente avuto la meglio sulla geopolitica: le previsioni su prezzi in picchiata e domanda ancora in ribasso a fronte di un’offerta sovrabbondante non sono rimaste inascoltate al tavolo del grandi produttori, dove sedeva anche la Russia, pur non essendo membro effettivo del Cartello. E proprio Mosca, insieme ad Algeria e Qatar, avrebbe convinto Arabia Saudita e Iran della necessità di ritoccare i prezzi al ribasso per il bene di tutti.