Referendum: scenari

Il 4 dicembre gli italiani saranno chiamati ad approvare o respingere la riforma costituzionale. Vediamo cosa accadrà se vincerà il si e, al contrario, se avrà la meglio il no. 

0
referendum

Il Consiglio dei Ministri ha fissato la data per il referendum costituzionale per il prossimo 4 dicembre, data in cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sulla riforma della Costituzione. L’esito è ancora incerto ma, secondo le previsioni, le intenzioni di voto vedono il “no” in leggero vantaggio rispetto al “si”.

Società Generale ritiene che ci sia il 55% di probabilità che Renzi perda la sua battaglia e così in caso di trionfo si andrà incontro ad un periodo di incertezza e di cambiamenti politici, i cui sviluppi sono poco ipotizzabili al momento.

Secondo Fideuram Investimenti SGR, una vittoria del no sarebbe letta dagli investitori esteri come lentezza nelle riforme dell’Italia, con una battuta d’arresto di quel processo di cambiamento che è iniziato, ma che si sta rivelando più lento del previsto.
In tal caso Piazza Affari ne risentirebbe, con conseguente aumento della volatilità, mentre una vittoria del si indurrebbe gli investitori a vedere nell’Italia un Paese che ha voglia di andare avanti sul fronte delle riforme.

Secondo Lazard Frères Gestion anche qualora il no dovesse avere la meglio non ci sarà alcuno short sul mercato del debito italiano. Si andrà incontro ad una certa volatilità visto che la bocciatura della riforma costituzionale sarebbe un messaggio negativo, ma è anche vero che gli effetti del “sì” sarebbero visibili nel medio termine, mentre il mercato ragiona sul breve.

Secondo UBS se ad avere la meglio saranno i no, allora si andrà incontro ad un aumento dell’incertezza politica e ad un passo indietro sul fronte delle riforme, mentre in caso contrario lo scenario politico dovrebbe diventare più stabile e si avranno ulteriori progressi nel programma riformatore portato avanti da Renzi.

Una vittoria di Renzi alle urne secondo la banca elvetica favorirà un restringimento iniziale dello spread BTP-Bund nell’ordine di 5-10 punti base, mentre con il trionfo dei no il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco potrebbe salire oltre quota 155 punti base.

Al momento gli analisti preferiscono avere una posizione lunga sul decennale spagnolo piuttosto che su quello italiano, consigliando una copertura contro una potenziale escalation dei rischi italiani con la vendita del BTP a 10 anni a favore dei Treasuries Usa.

Quando si parla di spread non si può non fare riferimento ai titoli del settore bancario che inevitabilmente risentono dei movimenti dei bond italiani, di cui sono pieni. Non a caso Morgan Stanley segnala che un voto negativo penalizzerebbe gli istituti di credito italiani, visto che diventerebbe più complicato il piano di ricapitalizzazione di Banca Monte Paschi e aumenterebbe il rischio di contagio per il settore europeo nel complesso.