TTIP, nulla di fatto: l’accordo è definitivamente fallito

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Ha fatto parlare di sé per mesi e mesi, ma in questi ultimi giorni una dichiarazione rilasciata dal governo tedesco ha spento in un battibaleno tutti i discorsi, le polemiche e i dibattiti che si sono susseguiti nel merito. Sembra insomma che il TTIP (Transatlantic trade and investment partnership), cioè l’accordo commerciale di libero scambio su cui Stati Uniti ed Europa stavano lavorando a ritmo serrato, sia definitivamente fallito.

A metterci una pietra sopra una volta per tutte è stato il vice cancelliere tedesco e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel: “I colloqui iniziati nel 2013 sono sostanzialmente naufragati, nonostante nessuno lo voglia veramente ammettere”, ha detto alla rete ZDF. Gabriel, da sempre contrario all’attuazione del TTIP, ha puntato il dito contro la Casa Bianca affermando che “noi europei non possiamo pensare di dover accettare supinamente tutte le richieste che ci provengono dall’America”.

Il fallimento dell’accordo, a dire il vero, aleggiava nell’aria già da un po’ tanto è vero che fu lo stesso ministro dello Sviluppo Economico italiano Carlo Calenda ad aver manifestato scetticismo in merito al buon esito delle trattative: “A parer mio il TTIP salta – aveva dichiarato – perché siamo arrivati troppo lunghi nella negoziazione”.

Ecco perché il TTIP è naufragato

Il Trattato Translatlantico sul commercio e gli investimenti non è mai andato giù alla gran parte dell’opinione pubblica, alla gran parte dei vertici europei e americani e anche alla gran parte dei partiti politici che da destra a sinistra si sono detti poco favorevoli a questo progetto di libero scambio. Il timore circolava soprattutto in Europa, visto che un eventuale via libera al TTIP avrebbe potuto costringerci a rivedere al ribasso la qualità dei prodotti commercializzati nei nostri mercati: in pratica, l’Europa, col TTIP approvato, avrebbe rischiato di dover accettare compromessi al ribasso sugli standard di qualità applicati sul fronte agroalimentare.

Insomma la paura che nei nostri mercati potessimo trovare in vendita frutta e verdura piene di pesticidi, carne gonfiata di ormoni e antibiotici e più in generale prodotti “spazzatura”, ha contribuito a portare in Europa un alto livello di scetticismo. Negli ultimi mesi infatti in molte città europee si sono verificate proteste di piazza contro l’accordo, fortificate per di più da sondaggi tutt’altro che propositivi per il TTIP: in Germania, ad esempio, meno del 20% dei tedeschi si è detto favorevole a un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti.

Il carico da novanta è poi stato dato dal governo francese, che sia nel caso del presidente Hollande che nel caso del premier Manuel Valls si è detto sin da subito contrario a un mercato così aperto. Per non parlare dei candidati alla Casa Bianca: il repubblicano Donald Trump ha sempre osteggiato il TTIP, e anche Hillary Clinton ha persino “rinnegato” il suo collega e amico Barack Obama prendendo le distanze dagli sforzi fatti per far approvare l’accordo. Anche a livello politico-elettorale, quindi, la linea si sta spostando verso una presa di distanza.