Petrolio in chiaroscuro: pesano le tensioni tra Usa e Iran

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Settimana positiva per il petrolio WTI (+1.28%), nonostante le cattive notizie provenienti dall’America sul fronte delle scorte e della produzione. Il consueto rapporto settimanale diffuso dall’Energy Infermation Administration, infatti, ha segnalato uno stock di greggio in salita di ben 6.466 milioni di barili, un risultato ben oltre le attese degli analisti che invece si attendevano un aumento minore (pari cioè a 3.84 milioni di barili).

L’insediamento di Donald Trump rende il petrolio “ballerino”

Cresce anche la produzione statunitense, con un aumento di 6 punti percentuali negli ultimi mesi del 2016. L’aumento in questo caso si riferisce più che altro alla produzione Shale Oil, con le aziende del comparto tornate alla carica con la ripresa delle quotazioni sopra i 50 dollari ed incoraggiate dalle iniziative dell’amministrazione Trump (il neopresidente Usa, infatti, sin dalla campagna elettorale si è mostrato favorevole a nuove concessioni per gli impianti di trivellazione).

A questo proposito Baker Huges, società che si occupa del monitoraggio degli impianti per l’estrazione di petrolio e gas per l’America, ha reso noto che le nuove trivelle attivate negli Stati Uniti sono aumentate di 15 unità raggiungendo il numero di impianti attivi più elevato da maggio 2015.

Grandi notizie, insomma, che però sono state bilanciate dalle tensioni geopolitiche che come noto hanno incrinato ulteriormente i rapporti tra Stati Uniti ed Iran, con Teheran minacciata dalla Casa Bianca attraverso una serie di nuove sanzioni in risposta ai test balistici missilistici.

Quotazioni del petrolio

Vediamo quindi le quotazioni in campo. Il petrolio scivola di nuovo sotto i 54 dollari al barile al Nymex. Svalutazione in corso anche per il Brent del mare del Nord, che a Londra ripiega sui 56.56 dollari al barile, cioè un quarto di dollaro in meno rispetto alla chiusura della settimana scorsa.

Lo scontro politico tra Usa e Iran potrebbero portare l’oro nero ad oscillare per diverse settimane ancora tra i 54 e i 57 dollari al barile, livelli sopra e sotto i quali sarebbe preferibile prendere profitto tornando cioè ad effettuare acquisti. Di riflesso l’Eni è tornata a cedere l’1.65% a Piazza Affari, con Saipem rimasta coerente ai livelli di venerdì e Tenaris sempre in area negativa (-1.23%).

Per il petrolio sono tempi davvero duri, e l’insediamento di Trump alla Casa Bianca lascia presagire che le cose saranno tutto fuorché scontate: in fondo sono bastati pochi giorni di cambio di guardia per scuotere molto i mercati (e non solo quelli legati al greggio!). I prossimi giorni saranno quindi utili e delicati per capire quali scenari si prospettano per le quotazioni dell’oro nero.