Petrolio, l’Opec stima un prezzo a 60 dollari nel 2020

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Quotazioni in rialzo stamattina per il prezzo del greggio, ma al tempo stesso quello che si respira è un clima di fervente attesa per il verdetto delle elezioni statunitensi. La risalita di Hillary Clinton nei sondaggi sta rassicurando i mercati azionari e dando una mano alla ripresa del dollaro; e in tutto ciò a beneficiarne è anche il prezzo del petrolio che pare stia tornando a stabilizzarsi su una quota un po’ più rassicurante per gli investitori.

Prezzo del petrolio: gli obiettivi (e le previsioni) dell’Opec

Ieri il segretario generale dell’Opec Mohammed Barkindo, ha annunciato che i paesi facenti parte del Cartello sono determinati nel dare compimento all’accordo siglato ad Algeri lo scorso settembre. David Hufton, direttore generale di Pvm Oil Associates, ha tuttavia fatto notare che “la convinzione del mercato che l’Opec possa raggiungere un accordo credibile è venuta meno, e i prezzi sono ora di 8 dollari sotto i massimi raccomandati in seguito all’accordo di Algeri”.

Nel frattempo l’Organizzazione dei Paesi esportatori di greggio ha previsto che i prezzi dell’oro nero saliranno di 5 dollari al barile già nel medio periodo, raggiungendo i 60 dollari al barile (nominali) solo entro il 2020. Relativamente all’anno in corso, invece, l’Opec ha previsto dei prezzi medi pari a 40 dollari al barile tenendo conto naturalmente dei livelli di produzione vantati dai vari paesi membri.

Secondo l’Opec, poi, la domanda di greggio aumenterà di 1 milione di barili al giorno rispetto a quanto era stato preventivato lo scorso anno, fino ad arrivare a toccare la soglia dei 99.2 milioni di barili al giorno entro il 2021. E in tutto ciò, il calo dei prezzi del petrolio indurrà – si spera – a un calo della produzione per quei paesi che invece hanno deciso di rimanere fuori dal Cartello.

Prezzo del petrolio: analisti più prudenti rispetto all’Opec

Gli analisti di Kepler Cheuvreux rimangono comunque convinti del fatto che i prezzi del petrolio non avranno modo di oltrepassare i 60 dollari al barile in modo sostenibile. “L’Opec, però, potrebbe ancora fare la differenza”, dicono gli osservatori. “Se il Cartello non apporta tagli, i mercati continueranno a rimanere in una situazione di eccesso di offerta anche nel 2017 e a quel punto sarà improbabile ritenere che i prezzi del petrolio possano recuperare sopra quota 45 dollari al barile”.

Gli analisti di Kepler Cheuvreux affermano di essere fiduciosi in merito al fatto che l’Opec arriverà alla firma di un accordo condiviso, ma se i Paesi esportatori vogliono rivedere i prezzi a quota 55-60 dollari al barile, “devono aver cura di mantenere la produzione sotto 34 milioni di barili al giorno fino al 2020”.

Insomma, tra Opec e analisti c’è divergenza in merito al prezzo che il greggio raggiungerà nel prossimo futuro: il primo è ottimista, mentre gli osservatori si tengono un po’ più prudenti e pessimisti. L’idea prevalente, però, rimane quella di questi ultimi: per arrivare a un Brent a 55 dollari nel 2017 e a 60 dollari nel 2018, c’è assoluto bisogno che l’Opec apporti dei tagli sensibili.