Listini in ribasso, vediamo perchè

Listini di nuovo in ribasso a causa del greggio. L'Arabia Saudita non esclude un accordo per il taglio della produzione. Deutsche Bank ai minimi da 24 anni. Cala il commercio italiano a luglio.

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I listini europei ampliano i ribassi mentre gli investitori soppesano le evoluzioni sul mercato del petrolio, dopo giorni trascorsi a guardare le Banche centrali. I Paesi produttori facenti parte dell’Opec si riuniscono informalmente ad Algeri dopo che l’Arabia Saudita ha fatto sapere di essere pronta a tagliare la produzione se l’Iran acconsentirà a congelarla. Si ripropone pertanto la situazione che aveva già fatto schizzare verso l’alto i prezzi del greggio lo scorso aprile.
Nella settimana terminata il 20 settembre i gestori sono tornati a rimpolpare le posizioni “corte” sul petrolio, scommettendo su un nuovo ribasso dei prezzi e sul fallimento delle discussioni Opec.

La Borsa di Milano si allontana dai minimi con un calo dell’1,6% a metà giornata. Le vendite colpiscono il settore energetico e buona parte delle banche. L’indice delle materie prime di Piazza Affari perde oltre 2 punti percentuali, quello degli istituti di credito oltre 3 punti. Anche all’estero il settore finanziario è maggiormente penalizzato, tanto che Deutsche Bank precipita ai minimi da 24 anni a questa parte. Sfugge ai ribassi Mps, debole Rcs, da seguire anche Recordati, che tratta in rialzo sulle voci di interesse da parte dei cinesi. Scivolano nettamente anche Londra in rosso dell’1%, Parigi dell’1,5% e Francoforte dell’1,4%.

Anche in Asia la situazione non è migliore, con la Borsa di Tokyo in ribasso: l’indice Nikkei ha segnato un calo dell’1,25% a quota 16.544.56, con una perdita di 200 punti. Sui mercati valutari, lo yen ha trattato stabile sotto quota 101 col dollaro e le vendite sul listino si sono concentrate principalmente sul comparto dei titoli legati all’export.

C’è attesa per il dibattito negli Stati Uniti tra Hillary Clinton e Donald Trump, i candidati alla Casa Bianca nelle elezioni di inizio novembre, il cui esito potrebbe aprire scenari opposti per i mercati. In Germania l’indice Ifo che misura le aspettative delle imprese batte le attese e sale a 109,5 punti a settembre, a fronte del 106,3 di agosto. Il mercato stimava un indice a 106,2. Negativa la pubblicazione dell’Istat sulle vendite al dettaglio, calate dello 0,3% a luglio. I consumi interni, che sono stati il motore della debole ripresa italiana, sono risultati in affanno. Sempre l’Istat segnala che le esportazioni italiane verso i paesi extraeuropei sono cresciute ad agosto 2016 dello 0,9% rispetto a luglio e dell’11% rispetto allo stesso mese del 2015 nei dati grezzi. Negli Usa si attendono i dati su vendita di case nuove e indice manifatturiero per il Texas.

Il cambio euro-dollaro è in leggero apprezzamento, con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,1228 biglietti verdi. Male la lira turca, che s’indebolisce nettamente dopo il declassamento del Paese da parte di Moody’s che manda in sofferenza anche la Borsa di Istanbul. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabile poco sotto 130 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,2%.
Wall Street in calo per la prima volta dopo tre di fila in rialzo; la settimana è comunque terminata con un bilancio positivo, in scia alle decisioni prese mercoledì dalla BoJ e dalla Fed. Venerdì il Dow Jones ha perso lo 0,71%, l’S&P 500 ha ceduto lo 0,57% e il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,63%; ma in settimana l’indice delle 30 blue chip ha aggiunto lo 0,8% e quello benchmark l’1,2%, le performance migliori dalla settimana finita il 15 luglio scorso; l’indice tecnologico è salito dell’1,2%.

L’oro è in lieve calo sui mercati asiatici, dopo i guadagni della scorsa settimana: il lingotto con consegna immediata cede lo 0,3% e passa di mano a 1.334,04 dollari l’oncia.