Azioni Unicredit: conviene investirci sopra? Gli scenari per il 2017

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Entro il mese di marzo Unicredit darà il via libera a un maxi aumento di capitale da 13 miliardi di euro. L’operazione, che fa parte del piano industriale pluriennale, in realtà sposta un volume d’affari da 20 miliardi di euro se si tiene conto di quanto è stato incassato con la cessione della controllata polacca Bank Pekao, con la cessione del 30% di Fineco e con il cambio di passo fatto su Pioneer.

Fino all’assemblea del prossimo 12 gennaio, l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier girerà l’Italia e anche l’estero per illustrare ai dipendenti e ai potenziali investitori ciò che Unicredit si appresta a fare con questo piano industriale (con conseguente aumento di capitale): l’obiettivo di Mustier, in pratica, è quello di cercare di far apprendere la bontà del piano industriale, soprattutto perché si parla di un restyling basato su un robusto taglio di quei costi che sono sempre stati considerati l’osso duro del gruppo. Eppure, nonostante il tour non sia ancora concluso, i mercati sembrano avere apprezzato in netto anticipo il piano industriale firmato Mustier: il primo giorno della sua presentazione, il 13 dicembre scorso, le azioni di Unicredit sono schizzate infatti del 16%.

C’è però qualcuno che questo riassestamento del Bilancio non lo vede poi così di buon occhio, perché ritiene che tale operazione implicherà una drastica riduzione del valore delle sofferenze. In particolare, a non convincere alcuni analisti è il piano di cartolarizzazione di 17.7 miliardi di Npl attraverso degli accordi raggiunti con Fortress e Pimco. Un piano, questo, che porterà la copertura a circa il 75% del valore nominale, invogliando così anche altre banche a procedere su una politica di svalutazione. Secondo Exane, “gli indici di copertura sugli Npl non si possono standardizzare per tutte le banche poiché i collaterali sono profondamente diversi. I valori di recupero sono inoltre molto più bassi quando gli Npl si vendono”.

Jean Pierre Mustier in ogni caso tira dritto per la sua strada e si immagina l’Unicredit del futuro come una banca animata da quattro cuori pulsanti: Italia, Germania, Austria ed Europa centro-orientale. L’idea dell’ad, in sostanza, è quella di rilanciare l’istituto alla volta dell’Europa e di farlo partendo innanzitutto con il ricercare nuovi potenziali investitori internazionali. A questo proposito ci sono già dei contatti con gli Stati Uniti, visto che metà delle azioni di Unicredit affonda le sue radici proprio nella terra a stelle e strisce; contatti in essere, poi, sono in corso anche con il fondo sovrano di Abu Dhabi che detiene attualmente il 5% delle azioni.