Dow Jones oltre i 20.000 punti: risultato record. Merito di Trump?

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Cosa si nasconde dietro il rialzo della sessione di mercoledì sui mercati mondiali, che hanno visto un indice Dow Jones schizzare oltre quota 20.000 punti? Il Dow Jones è un indice quotato alla Borsa di Wall Street che misura le performance di 30 tra le società più grandi degli Stati Uniti. Si tratta dell’indice di cui tutti ora parlano, perché in un battibaleno si è ritrovato a superare una soglia che mai aveva toccato prima.

Il mercato azionario statunitense ha iniziato a salire repentinamente sulla scia della vittoria presidenziale di Donald Trump, ma sembrava che dopo un’enfasi iniziale il tutto si stesse riabbassando. Il trend ha continuato a non dare grandi segnali di sorta neanche con il primo giorno di insediamento del tycoon newyorchese, fino a quando, nella giornata di mercoledì, qualcosa è cambiato di punto in bianco: l’indice Dow Jones come d’improvviso è schizzato in alto rompendo una resistenza per così dire storica.

Il merito va dato alle società del settore infrastrutturale che hanno beneficiato prima di tutto del rinnovato impegno di Trump di costruire un enorme muro lungo il confine con il Messico, ed in secondo luogo della volontà del neopresidente di attrarre investimenti negli Stati Uniti combattendo le importazioni dall’estero.

Secondo l’analista Adam Crisafully della JPM, le performance di Wall Street degli ultimi giorni potrebbero essere state la diretta conseguenza dell’impegno politico che Trump ha preso soprattutto sul fronte immigrazione e sul fronte economia, ma in qualche modo anche la deregolamentazione e gli investimenti pubblici in infrastrutture potrebbero aver convinto i mercati.

In fondo sia che si parli di costruzione del muro al confine messicano sia che si parli di protezionismo economico, in entrambi i casi la realtà di fondo è sempre quella: una politica fortemente intenzionata a favorire le attività di business dell’imprenditoria statunitense. E anche quando si parla di bloccare l’immigrazione dalla Siria, quello che ne vien fuori è “più lavoro per gli americani”. Pertanto, dato che il Dow Jones è l’espressione massima delle imprese Usa, è inevitabile che abbia accusato per primo la reazione dei mercati a una politica di questo tipo!

Per esempio, nel Dow Jones confluisce anche Apple. La stessa Apple che pochi giorni prima dava segno di approvazione alle politiche di Trump prevedendo un rientro di alcune sue attività manifatturiere negli Usa, oltre che l’istituzione di un mega sito industriale in Pennsylvania da cui potrebbero nascere fino a 50.000 nuovi posti di lavoro. Mica bruscolini!