Eni, trimestre in rosso: 560 milioni di perdite. In 9 mesi, -1.4 miliardi

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Nel terzo trimestre del 2016 Eni ha registrato una perdita di 0.56 miliardi (-66%) a causa del peggioramento dello scenario che ruota attorno al prezzo del petrolio. A comunicarlo è stato lo stesso gruppo petrolifero, che dando annuncio dei dati ha aggiunto anche che nei nove mesi il risultato netto è in perdita per 1.39 miliardi.

Ciononostante, questi numeri non sono motivo di preoccupazione per l’amministratore delegato Claudio Descalzi, che da parte sua conferma quelle che saranno le prossime strategie e i prossimi obiettivi del gruppo.

“Nel terzo trimestre abbiamo compiuto tre passi fondamentali: la stabilizzazione a plateau della produzione di Goliat, il ramp-up di Noros e il riavvio di Kashagan. Questi risultati, insieme al riavvio della produzione in quel di Val d’Agri, permetteranno di rinforzare la generazione di cassa già dal quarto trimestre in poi e ci permetteranno altresì di ridurre i costi di sviluppo e di estrazione”, ha comunicato il numero uno di Eni. Insomma, per il momento l’azienda è tranquilla pur a fronte della perdita di 560 milioni perché convinta che alcune politiche messe in atto in queste ultime settimane produrranno risultati positivi soltanto più avanti.

A cavallo tra i mesi di luglio e settembre, Eni ha portato la produzione a 1.71 milioni di barili al giorno, in aumento cioè dello 0.4%. Se si mettono da una parte la questione del fermo in Val d’Agri, le operazioni di portafoglio e la conseguenza sui prezzi data dai contratti petroliferi, la verità è che Eni è in crescita del 2.2%.

Proprio per questo, ha affermato Descalzi, “stiamo continuando a lavorare per la messa in produzione in tempi record di Zohr, mentre buone notizie arrivano anche da Coral, in Mozambico, laddove abbiamo ratificato un contratto di vendita del gas che per noi rappresenta un altro passo fondamentale per la nostra strategia di crescita”. Nei business mid-downstream, hanno annunciato da Eni, “prosegue la realizzazione dei piani di ottimizzazione, mentre nel trimestre abbiamo dato avvio alla parte esecutiva del nostro programma di produzione energetica da fonti rinnovabili”.

Chiarimenti sono poi arrivati anche per quel che riguarda il tonfo registrato dai settori R&M e chimica (-48%). A questo proposito Eni ha commentato che il dato è negativo “per effetto di uno scenario margini di raffinazione e delle commodity di gran lunga meno favorevole rispetto alle condizioni che c’erano invece l’anno precedente, e anche per effetto di una certa pressione competitiva”. Sul fronte dell’indebitamento finanziario netto, sceso di 860 milioni rispetto al 2015, la società ha precisato: “Questa variazione si determina a causa del flusso di cassa netto da attività operativa di 4.43 miliardi, del closing del caso Saipem che ha dato luogo a un incasso netto di 5.2 miliardi e delle altre operazioni di dismissione che sono valse 0.6 miliardi”.