IBM scende ai minimi: colpa di un trimestre sotto le aspettative

0
ibm

Il titolo IBM scende vertiginosamente ai suoi minimi: mentre tutte le aziende più in vista di Wall Street festeggiano un rialzo generalizzato sui rispettivi titoli, le azioni del colosso statunitense specializzato nella produzione di hardware e software vedono un comportamento in controtendenza.

IBM è infatti crollata del 4.27%, facendo frenare anche un’ascesa dell’indice Dow Jones che altrimenti sarebbe stata di gran lunga migliore rispetto ai ritmi correnti. Ma come mai l’azienda con sede nello stato di New York ha subito una tale caduta?

Molto semplicemente, causa di tutto quanto ciò è stata la diffusione dei dati finanziari relativi al secondo trimestre dell’anno, i quali hanno messo in luce un fatturato in discesa del 5% a 19.3 miliardi di dollari, ed un utile netto in calo del 7% a 2.3 miliardi di dollari. Questo ha fatto sì che il periodo compreso tra aprile e giugno fosse il 21esimo trimestre consecutivo in cui le vendite di IBM hanno battuto segno negativo.

E’ quindi evidente che i risultati promessi dall’amministratore delegato Ginni Rometty continuano non solo ad essere disattesi, ma a questo punto non si preannunciano neanche tanto credibili per il futuro: dopo una tale scia nera, è difficile immaginare che IBM possa risollevarsi di punto in bianco, senza un profondo cambiamento a livello manageriale e strategico.

Neanche la piattaforma di intelligenza artificiale Watson, che come noto è uno dei principali cavalli di battaglia della società, è riuscita a fare tanto quanto si era sperato: la competitività giocata da Microsoft e Amazon, che sul fronte dell’intelligenza artificiale non badano certo a risparmi, si è fatta sentire notevolmente (portando a un calo delle vendite di Watson nella misura del 2.5%).

L’utile operativo adjusted invece si è attestato 2.97 dollari per azione, battendo le stime degli analisti che avevano previsto 2.74 dollari per azione, anche se questo dato, apparentemente positivo, tanto positivo non lo è: l’utile adjusted è infatti stato “gonfiato” per almeno 18 centesimi di dollaro per azione, in seguito a dei benefici fiscali che il gruppo è riuscito ad ottenere in suo favore.