Mps, torna la crisi: ipotesi nazionalizzazione all’orizzonte

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monte paschi di siena

Le azioni di Monte dei Paschi di Siena sono crollate nuovamente, e stavolta per colpa della Banca Centrale Europea. La Bce ha infatti deciso di non concedere più tempo al piano di ricapitalizzazione dell’istituto, e proprio questa scelta ha trascinato in un clamoroso ribasso le azioni Mps.

La richiesta della banca, quindi, pare proprio sia stata rifiutata, e la strada dell’intervento pubblico con conseguente nazionalizzazione avanza più prepotente che mai. Le notizie dei giorni scorsi avevano considerato certa l’approvazione della proroga da parte della Bce, e invece le notizie di stampa più recenti parlano di un rifiuto dell’istituto di Francoforte di accettare questa ipotesi. Al momento non è giunta alcuna conferma ufficiale nel merito della questione, ma a Mps è bastato solo questo via vai di voci per sprofondare nel baratro.

Nel caso in cui queste notizie relative a un’intransigenza della Bce dovessero venire confermate dal Single Supervisory Mechanism, Mps dovrebbe procedere con l’aumento di capitale entro e non oltre il 31 dicembre prossimo. Ipotesi che a molti analisti appare tutt’altro che probabile. Ed è proprio alla luce di questo scenario che un intervento pubblico comincia ad essere considerato più verosimile che mai.

Il governo entrerà in Mps? Il piano per l’intervento pubblico

A parlare di un piano del governo su Mps sono state diverse testate giornalistiche, secondo cui sarebbe già pronto un decreto tramite il quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze acquisterà bond subordinati dagli investitori retail e li convertirà poi in azioni Mps. Insomma, l’idea prevalente è quella che vuole un governo deciso ad intervenire aumentando la sua partecipazione in Mps tramite gli obbligazionisti subordinati retail per un valore ufficiosamente stimato in 2 miliardi di euro.

C’è però chi parla di un intervento dello Stato pronto ad articolarsi fondamentalmente su due tempi: in primo luogo con un intervento di garanzia stimato tra i 3 e i 5 miliardi sull’aumento da 5 miliardi che Mps si è impegnata a sottoscrivere. Dopo di che, nel caso in cui l’operazione dovesse fallire, a quel punto l’intervento pubblico non potrà in effetti non seguire la procedura europea che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rimanere nei parametri delle regole Ue sugli aiuti di Stato.

Data la crisi del governo Renzi, però, una cosa è certa: la palla spetterà ora al suo successore che il presidente della Repubblica ha individuato nella persona di Paolo Gentiloni (attuale ministro degli Esteri).