Poste mette le mani su Sia: una mossa da 278 milioni

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Poste Italiane tira dritto nella sua campagna di espansione e per raggiungere l’obiettivo che si era data, ha piazzato un investimento da 278 milioni di euro che le ha permesso di acquisire il 14.85% di Sia, società leader in Europa nei servizi di pagamento. A vendere la propria quota è stato Fsi investimenti, fondo interno a Cassa Depositi e Prestiti.

Poste entra in Sia: “Vogliamo investire nei pagamenti digitali”

L’acquisizione di Sia da parte di Poste Italiane è una mossa molto importante da un punto di vista industriale, perché dà la conferma definitiva dell’interesse di Poste verso i servizi di pagamento (un fronte, questo, già sperimentato con PostePay). Del resto Sia è una società che solo nello scorso anno ha gestito 3.9 miliardi di transazioni su carte e bancomat e che ha interagito con oltre 100 intermediari finanziari dai quali sono passati veri e propri fiumi di denaro (parliamo di transazioni per un valore complessivo di 41.7 miliardi).

Pur avendo ceduto il 14.85% della sua partecipazione, l’amministratore delegato Fabio Gallia, ci tiene a precisare che Cdp manterrà comunque “un ruolo di azionista stabile”. Francesco Caio, numero uno di Poste, a margine della conclusione dell’affare dichiara invece: “L’acquisizione della partecipazione in Sia è coerente con le riorità definite nel piano industriale e accelera la nostra sete di crescita nel campo della digitalizzazione dei pagamenti e delle transazioni”.

Non solo Sia: le altre operazioni di Poste

Questa operazione di Poste assume tratti assai simili rispetto a quanto già fatto con Anima Sgr: era l’aprile 2015 quando il gruppo Poste acquisì il 10% di Anima Sgr all’epoca nelle mani di Monte dei Paschi di Siena.

Ma l’acquisizione di una quota di Sia e l’entrata a capofitto nella società di risparmio gestito Anima Sgr non sono le uniche mosse che hanno riportato Poste al centro della scena. Il gruppo di Caio, infatti, sta contrattando anche con Anima stessa e con Cassa Depositi e Prestiti per provare a mettere le mani su Pioneer (gestore di risparmio di Unicredit): se l’operazione dovesse andare in porto – lo sapremo presumibilmente a breve – in Italia nascerebbe di fatto il terzo gruppo più grande nel risparmio gestito, secondo solo a Generali e a Intesa Sanpaolo.