Uber fermata dai giudici: è la fine dell’app in Italia?

0
Uber

Finora i vari stop erano paragonabili a un semaforo giallo, ma stavolta per Uber sembra sia arrivato il semaforo rosso. Il Tribunale di Roma ha ordinato il blocco, entro 10 giorni, dei servizi offerti in Italia dalla nota multinazionale tramite Uber Black. In pratica, le berline nere con autista, attive finora a Milano e a Roma, e le app simili come Lux, Suv, Uber X e XL, UberSelect e Van subiranno una battuta d’arresto. Il motivo, l’accoglimento del ricorso per concorrenza sleale presentato dalle associazioni di categoria.

“Siamo letteralmente sconcertati per quanto annunciato dall’ordinanza che va nella direzione opposta rispetto a quanto fa il Milleproroghe e la stessa normativa europea”, ha commentato Uber. “Presenteremo appello contro questa decisione, basata su una legge anacronistica e vecchia di 25 anni che non rispecchia più i tempi. Ci auguriamo che migliaia di autisti professionisti possano continuare a lavorare grazie all’app di Uber e che alle persone possa venir data maggiore possibilità di scelta. Ora – ha spiegato l’azienda – il governo non può più rimandare e decidere se rimanere fermo al passato, tutelando vecchie rendite di posizione, o se permettere agli italiani di beneficiare di nuove tecnologie come Uber”.

Di tutt’altro parere le associazioni e i sindacati che tutelano gli interessi dei tassisti: da Ugl taxi a Federtaxi Cisal, fino a Fit Cisl, Uil trasporti e associazione tutela legale taxi, tutti sono concordi nel ritenere che quella pervenuta sia “una nuova schiacciante vittoria su Uber”.

Il motivo per cui i giudici hanno bloccato le berline nere di Uber è stato spiegato dal giudice Alfredo Landi: “Il problema è che le auto di Uber non sono soggette, a differenza dei tassisti, a tariffe predeterminate dalle autorità amministrative competenti” e possono così proporre “prezzi più competitivi” a seconda di quelli che sono i bisogni del mercato. Le regole che i tassisti rispettano, invece, danneggerebbero la categoria stessa.

Con questa decisione viene inferto un altro duro colpo alla concorrenza e alla possibilità per i consumatori di avere servizi di più elevata qualità a prezzi peraltro minori; soprattutto in alcune città in cui, come Roma, è spesso praticamente impossibile trovare un taxi e in cui scioperi, abusi, tariffe fuori controllo ed evasione sono diventati fenomeni, quelli sì, che hanno invogliato l’utenza a prendere le distanze dal mondo dei taxi. Il problema è che ora, a seguito della pronuncia del Tribunale di Roma, “la multinazionale Uber rischia di dover interrompere ogni attività in Italia, poiché i servizi offerti sono stati riconosciuti in contrasto con il diritto nazionale e in concorrenza sleale con gli altri operatori del settore”.

Durissima la reazione del Codacons che ha parlato di una decisione che riporta l’Italia “al Medioevo”: “Con il blocco di Uber l’Italia torna indietro di decenni, mentre tutti gli altri Paesi invece vanno avanti e si adeguano alle nuove sfide del mercato”.