Cedolare secca, il Consiglio di Stato appoggia Airbnb

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Cedolare secca, il Consiglio di Stato appoggia Airbnb

Non sembra aver fine la disputa che oppone Airbnb, e sotto il suo ombrello le migliaia e migliaia di proprietari di case e appartamenti che offrono ai turisti ospitalità dalle sue pagine, e le autorità nazionali con la volontà di regolamentare un settore non ancora strutturato, con ricavi elevati ma sommersi nei confronti del fisco.

L’ultimo colpo di scena della querelle segna una vittoria per la multinazionale americana: il Consiglio di Stato, in Italia, ha infatti accolto un ricorso di Airbnb contro il Tar della Lazio e ha così indirizzato di nuovo al Tribunale amministrativo la questione della legittimità dell’applicazione di una cedolare secca sugli affitti brevi turistici.

Tutto ha avuto inizio in estate: la decisione del Governo di applicare una aliquota fissa sugli affitti derivanti da strutture e operatori non professionali risale a luglio scorso. Sin da subito però Airbnb si è opposta alla misura, adducendo ragioni tecniche e chiedendone al Tar una sospensione. Dopo la bocciatura della richiesta del sito di house sharing, è arrivato il ricorso presso il Consiglio di Stato che ha infine dato ragione alla multinazionale, chiedendo all’organo di giudizio competente di rivedere la propria decisione.

A rimetterci, al momento, sono soprattutto le casse dello Stato: l’introduzione della cedolare secca avrebbe potuto portare all’Erario, secondo i calcoli del Ministero dell’Economia, un centinaio di milioni di euro. Per semplificare l’emersione delle transazioni in nero sulle brevi permanenze, intanto, il Parlamento cerca diverse soluzioni tra le quali il dimezzamento dell’aliquota della cedolare secca, che passerebbe così dal 21% fissato precedentemente ad un vantaggioso 10%.

Al di là delle percentuali, però, restano in piedi gli ostacoli tecnici segnalati da Airbnb, e cioè l’incapacità per la piattaforma di verificare l’esattezza delle somme dovute dagli utenti senza una chiara indicazione proveniente dall’Agenzia delle Entrate.