L’Istat annuncia “la crescita è ferma”

0
istat

Nei primi sette mesi del 2016 si registrano circa 10 miliardi di entrate tributarie in più, la riduzione del debito promessa per quest’anno si fa difficile però.

L’economia italiana è ferma. Aveva già cominciato a rallentare prima dell’estate e la cosa peggiore sembra essere il fatto che la sua debolezza proseguirà anche in autunno sembra.

Le speranze che il Prodotto interno lordo possa registrare un aumento dell’1% quest’anno si assottigliano sempre di più, così come le possibilità di una riduzione del debito pubblico, obiettivo cruciale di quest’anno. Di conseguenza, la manovra di bilancio per il 2017 si complica e il governo deve tirarsi su le maniche, visto che la presentazione della stessa è prevista entro un mese e mezzo.

L’Istat, nella sua nota congiunturale mensile, certifica lo stop dell’economia italiana, nel dettaglio dichiara: “l’economia italiana ha interrotto la fase di crescita, condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva nel settore industriale”. La domanda interna sembra aver esaurito la sua spinta già debole, gli investimenti sono fermi, così i consumi delle famiglie, inoltre il comparto produttivo è in caduta. Peggiora il clima di sfiducia tra le imprese (sceso sotto quota 100 per la prima volta da febbraio 2015) e tra i consumatori (diminuita di 9 punti da gennaio ad oggi).

Anche l’occupazione a luglio in calo dopo quattro mesi di crescita: “l’indicatore anticipatore dell’economia rimane negativo a luglio, suggerendo per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza dell’economia italiana”.

Il governo contava su un aumento del prodotto interno lordo dell’ 1% anche per quest’anno; al contrario, l’impatto della minor crescita potrebbe avere delle conseguenze sia sui conti del 2016 e del 2017.

L’obiettivo di invertire la tendenza del rapporto tra debito e PIL è considerato cruciale anche dall’Unione Europea, ma diventa oggi più difficile da raggiungere, sebbene ci sia l’impegno da parte del ministro dell’Economia Padoan.

La riduzione del debito è ostacolata sì dal Pil immobile e dall’inflazione, al momento negativa, per la quale l’Istat non prevede recuperi significativi nei prossimi mesi.

Favorevole invece la crescita consistente delle entrate fiscali, salite di quasi 10 miliardi da inizio anno, rispetto all’anno precedente, che potrebbe contribuire a mantenere il deficit sotto controllo. Per il 2017 al governo servono circa 25 miliardi per eliminare IVA, pensioni, incentivi all’industria, piano contro la povertà, investimenti, sostegno all’occupazione. La copertura verrà garantita dalla spending review, dall’aumento del deficit (che si fermerà oltre l’1.8%) e da una nuova voluntary disclosure.