OCSE: il mondo è nella trappola della crescita debole

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Scambi in rallentamento e distorsioni del sistema finanziario offuscano le prospettive della crescita globale. Il mondo, secondo l’OCSE, si trova in una trappola da crescita debole.

Queste considerazioni arrivano proprio nel giorno in cui la Banca del Giappone e la Fed sono chiamate a testare la propria politica monetaria confermando tassi bassi e quantitative easing.

Solo la Fed, grazie all’aiuto della politica di investimenti di Obama e otto anni di tassi bassi e acquisto di titoli è riuscita a ripristinare la crescita, ma anche la politica americana registra inflazione bassa e andamento del mercato del lavoro contrastante.

Bassa inflazione, rendimenti sotto zero e scarsa produttività sembrerebbero ormai diventati la normalità, una normalità di cui dobbiamo accontentarci. Il rischio è che dopo una crisi durata anni il rimbalzo non si verifichi più.

Anche il ministro dell’Economia Padoan ha osservato che in passato alla caduta dell’economia seguiva una forte accelerazione del Pil e che questo non accade oggi.
La risposta che dà l’Ocse è che ci troviamo di fronte al tipico gatto che si morde la coda: le continue “delusioni” in merito alla crescita economica a livello mondiale deprimono commercio, investimenti, produttività e salari e questo porta ad un revisione al ribasso delle aspettative di crescita. Così alla crescita debole si affianca la stagnazione. La popolazione del mondo sta diminuendo, il commercio mondiale sta frenando a causa del ritorno del protezionismo, rallenta la Cina che si avvicina sempre di più alla più modesta crescita coreana, rallenta l’area Euro e gli Stati Uniti che faticano a tenere alto il tasso di produttività. Le cause della stagnazione secolare potrebbero dipendere dall’eccesso di risparmio che stenta a trovare impieghi remunerativi: il risparmio abbonda per le politiche della banche centrali, ma anche per i grandi surplus commerciali in cerca di impiego, come quelli di Germania e Cina.