Partite IVA: il punto a marzo 2018

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Il punto sulle Partite IVA a marzo 2018

Nel corso di questa campagna elettorale sono stati tantissimi i temi trattati anche se, a quanto pare, l’argomento Partite IVA è stato lasciato decisamente disparte. A pagarne i danni naturalmente sono oltre 5 milioni di lavoratori autonomi i quali sono alla ricerca di maggiori sicurezze. Le richieste in fondo sono abbastanza semplici e riguardano tutele in caso di malattia, sostegni tra un lavoro ed un altro e maggiori garanzie nel caso in cui si debba richiedere un prestito per un mutuo.

In parte queste richieste erano state accolte con il Jobs Act anche se il lavoro sembra essere lasciato pericolosamente a metà. Per andare incontro a queste problematiche relative le Partite IVA il Pd aveva pensato di realizzare alcuni progetti mirati proprio a salvaguardare questa categoria di lavoratori.

Nello specifico si era parlato di estendere il bonus di €80 anche a questi lavoratori e di prevedere un assegno di €240 per ogni figlio nato di età inferiore ai 18 anni mentre per la fascia d’età compresa tra i 18 ed i 26 pari a €80.

Da un punto di vista legato alle tasse invece il Partito Democratico, sempre riguardo i lavoratori autonomi, ha pensato di tagliare l’Iri dal 24% al 22% e la deducibilità dell’Imu su immobili ad uso professionale fino al 20%. In più l’obiettivo è quello di completare in un certo qual modo il Jobs Act andando tra le altre cose ad abolire la doppia tassazione sui contributi pagati dai professionisti.

Dal canto suo anche Forza Italia ha avanzato delle proposte per agevolare le Partite IVA. In particolare si parla di superare il sistema dello split payment e di prevedere delle misure di iperammortamento anche per i liberi professionisti.

In più si è parlato anche delle problematiche evidenziate prima circa l’assistenza sanitaria integrativa e l’abolizione degli acconti da consegnare in anticipo.

Il punto forte però del programma della coalizione di centrodestra è stato senza dubbio l’estensione della flat tax anche agli autonomi con aliquote abbassate al 23% in base a quanto proposto da Forza Italia e al 15% in base a quanto invece proposto dalla Lega.

Secondo i responsabili proprio della Lega infatti questo tipo di misura permetterebbe di garantire una maggiore fedeltà fiscale oltre a permettere di abolire il redditometro e gli studi di settore.

Per quanto riguarda le proposte del programma del Movimento 5 Stelle relativamente le Partite IVA in particolare sono state previste determinate agevolazioni proprio per quanto riguarda i liberi professionisti.

In primis una rivalutazione di quelli che sono i compensi in base alla qualità del prodotto finale in maniera tale da rilanciare quella che è la qualità del lavoro.
In più l’esclusione dagli studi di settore e la sospensione dal pagamento di tributi in caso di malattia e impossibilità ad operare. Infine il M5s si è concentrato sull’eliminazione del minimale Inps e l’esclusione completa dei professionisti dal pagamento dell’Irap.

L’ultimo punto riguarda la riduzione delle scadenze fiscali giudicate eccessivamente oppressive fino a questo momento e l’agevolazione e la semplificazione dei codici Ateco.

La sinistra con Leu ha voluto incentivare quella che è l’importanza di Partite IVA e startup per le quali, secondo l’economista Stefano Fassina, bisogna trovare risposte e soluzioni a problemi ben specifici che le riguardano.

In particolare le proposte avanzate sono state relativamente l’abolizione della doppia tassazione riguardo le casse provvidenziali dei professionisti e i contributi forfettari Inps e Inail per quanto riguarda il primo anno di attività.