Se l’euro salta, quali conseguenze e quali scenari per l’Italia?

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L’Italia è il Paese europeo più sicuro di tutti nel caso di rottura della moneta unica. Secondo un documento elaborato dagli economisti Cédric Durand e Sébastien Villemot, dal titolo “Lo stato patrimoniale dopo l’UEM: una valutazione del rischio di ridenominazione”, il Belpaese si rivelerebbe lo Stato più sicuro nel caso in cui dovesse esserci un ritorno alle valute nazionali.

Il documento sottolinea che la probabilità di una rottura parziale o completa dell’euro è andata aumentando nel corso degli ultimi anni. Un evento di questo tipo, spiegano gli economisti, non solo è da ritenersi più probabile, ma è anche da guardare con una certa apprensione perché rischierebbe di creare un problema di bilancio per gli operatori europei dato che il processo di ridenominazione nella nuova valuta nazionale potrebbe introdurre disallineamenti piuttosto forti tra l’attivo e il passivo.

Italia nel dopo euro: quale scenario?

Nel definire le conseguenze che potrebbero scaturire da una rottura dell’euro con ritorno alle valute nazionali (la lira, nel nostro caso), gli economisti ci tengono ad avanzare alcune considerazioni. Prima di tutto, la valuta nazionale che sostituirebbe l’euro andrebbe a svalutarsi di punto in bianco, spingendo al rialzo l’inflazione e compromettendo il potere d’acquisto dei consumatori. Tuttavia, superata una prima fase di shock, secondo lo studio l’Italia non correrebbe più alcun rischio di sorta: la sua lira potrebbe rappresentare infatti una valuta piuttosto “tranquilla”, e capace per questo di gestire ottimamente anche le fasi più critiche dei mercati finanziari.

Ma come si comporterebbe il nostro Paese dal punto di vista del debito pubblico? La direzione del nuovo tasso di cambio è determinante nel valutare la natura del rischio per il Paese e il settore. Ma bisogna anche conoscere la grandezza prevista dal movimento per poter fornire un’analisi quanto più precisa. I movimenti dei tassi di cambio non sono così facilmente prevedibili ancor più in un contesto che non ha precedenti come l’uscita dalla valuta euro. Tuttavia, pur con le dovute cautele del caso, gli economisti ritengono che l’Italia non incorrerebbe né in una sottovalutazione e tanto meno in un apprezzamento da un fenomeno del genere: il suo bilancio strutturale è infatti vicino all’equilibrio e la propria posizione patrimoniale a livello globale solo parzialmente negativa.

Un’altra tabella del documento in questione spiega che, prendendo in considerazione il rischio di ridenominazione nella zona euro, analizzando il bilancio del governo, della Bce, del settore finanziario privato e del settore non finanziario, l’Italia sarebbe l’unico Paese fra tutti con un rischio pari allo zero a fronte di un ritorno alla vecchia lira. A trarre beneficio da un addio all’euro, in pratica, sarebbero soprattutto i Paesi aventi un alto deficit proprio come Italia e Spagna, mentre un’uscita dall’euro penalizzerebbe quelli più rigoristi (data la particolarità del suo caso, però, anche la Grecia ci andrebbe parecchio a perdere).