Uber e taxi, altro stop al braccio di ferro: Uber Black torna operativo

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Uber

Il braccio di ferro tra Uber e il mondo dei taxi continua ad andare avanti, anche se sembra che in questa fase si sia fondamentalmente giunti al capolinea. A decretare il vincitore (pur sempre temporaneo) di questa annosa disputa è stato il Tribunale di Roma, che ha accolto il ricorso avanzato dalla società di Travis Kalanick e revocato quindi l’ordinanza del 7 aprile scorso con cui si disponeva il blocco di Uber-Black e l’oscuramento immediato della rispettiva applicazione.

A questo punto, dunque, sia a Milano che a Roma tornerà in auge la possibilità di viaggiare a bordo delle berline nere in tutta libertà. Nel frattempo Uber Italia continua a tenere alta l’attenzione, tanto che la società ha già formulato un appello affinché vengano cambiate le regole del gioco: “Siamo soddisfatti di poter annunciare a tutti i clienti e agli oltre mille autisti partner di Uber che potranno continuare ad utilizzare la nostra app anche in Italia. Ora più che mai è forte l’esigenza di aggiornare la normativa datata, così da permettere alle nuove tecnologie di migliorare la vita dei cittadini e la mobilità nelle loro città”, si legge in una nota diffusa dall’azienda.

Il tira e molla tra Uber e tassisti si trascina ormai da molto tempo. Il 7 aprile scorso tutto lasciava supporre che la società californiana avrebbe dovuto ritirarsi dall’Italia una volta per tutte: in quella data, infatti, il Tribunale di Roma aveva disposto il blocco del servizio Uber-Black (e delle analoghe Uber-Lux, Uber-Suv, Uber-X, Uber-XL, UberSelect e Uber-Van) per 10 giorni. L’accusa era quella di aver operato in concorrenza sleale nei confronti dei tassisti che, al contrario degli autisti Uber, sono titolari di una licenza per poter fare il lavoro che fanno.

E invece tutto è stato nuovamente ribaltato, e la multinazionale, ora come ora, torna ad avere il coltello dalla parte del manico.

Si tratta di un vai e vieni di novità che sembra destinato a non fermarsi mai, anche perché c’è bisogno di un intervento legislativo che regoli una volta per tutte la convivenza tra Uber e il mondo dei taxi. Se non altro per dar modo agli autisti di capire se possono considerarsi lavoratori oppure no, e per dare la possibilità ai consumatori di comprendere se il servizio taxi sarà o meno ampliato anche ad altre realtà al di fuori da quella dei taxi. Il governo ha annunciato l’intenzione di volersi dare da fare sul merito della questione, ma nel frattempo è la giustizia quella deputata a regolamentare un settore allo sbando.