Referendum, vince il No: Italia instabile. Dove investire?

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matteo renzi referendum

Alla fine il referendum costituzionale si è concluso con quello che era il risultato più ovvio: una netta vittoria dei No. Il premier Matteo Renzi, verso la mezzanotte di ieri, ha tenuto un discorso in conferenza stampa con il quale ha annunciato l’intenzione di rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica e i mercati, ora, guardano con estrema attenzione all’evolversi dei fatti.

Referendum, vince il No: dove investire con l’Italia instabile?

Da situazioni tanto insolite come questa c’è chi, come gli investitori, può tirarne fuori una concreta opportunità di speculazione. E lo può fare soprattutto in questa occasione visto e considerato che il No, vincente con quasi il 60% dei voti, non è stato un semplice No alla riforma Renzi-Boschi sulla Costituzione, ma è stato di fatto un No all’intero governo e probabilmente alla sua visione europeista.

In questo mare di incertezze un dato certo c’è, ed è quello secondo cui la sconfitta del Sì al referendum spianerà la strada a una Italia euroscettica e populista. Dove investire, allora, alla luce di tutto quello che è successo, che sta succedendo e che succederà nei giorni a venire?

Luxottica – Il No ha spianato il terreno a una serie di possibili investimenti. Tra questi, una buona opportunità Buy è quella che chiama in causa Luxottica, azienda leader nel settore dell’ottica e affermata e apprezzata in tutto quanto il mondo. Luxottica è proprietaria di molti brand di occhiali da sole e da vista (tra cui Ray Band, Oakley e Persol) e produce occhiali per molti marchi di fascia alta come Coach, Prada, Polo e altre 24 aziende.

Il vero punto di forza di questa realtà leader è che opera prevalentemente all’estero, con un buon 80% delle vendite provenienti da fuori Europa. Il brand Ray Band, perlomeno, sta registrando un grande successo in Asia. Proprio questa internazionalità di Luxottica fa di lei un’ottima azienda su cui si può investire, visto e considerato che non risentirà più di tanto di scossoni interni al mondo italiano.

Eni – Anche Eni è un’azienda di forte respiro internazionale, tanto è vero che oggi più che mai segue una vasta serie di progetti nel segmento energetico che la proiettano in diverse aree del mondo. La gran parte delle sue operazioni si concentrano in Medio Oriente e i suoi impianti in Libia sono ad oggi tra i più grandi del mondo. Per di più Eni continua a proseguire sull’onda dell’export, per non parlare del suo impegno nella “ricerca” di nuovi depositi che le hanno permesso di rinvenire grandi giacimenti in Mozambico e in Egitto.

Ferrari – E poi c’è Ferrari, società italiana nella forma ma internazionale nella sostanza. Le auto Ferrari sono esportate in tutto il mondo e nonostante la crisi economica continuano ad avere un ottimo riscontro in termini di vendite: credete forse che le azioni Ferrari siano anche solo un po’ toccate dall’instabilità italiana?