Usa, cambiamenti in vista per il mercato forex: le intenzioni di Trump

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Donald Trump
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Da quando si è insediato alla Casa Bianca, Donald Trump ha detto (e fatto) di tutto e di più. Il suo programma elettorale è sempre stato piuttosto controverso, ma con ogni probabilità è stato proprio questo l’elemento che ne ha poi decretato la vittoria: Trump, andando anche contro l’establishment del suo stesso partito, ha tirato fuori un programma per certi versi lungimirante, per altri rivoluzionario e per altri ancora  discutibile, e nelle sue intenzioni programmatiche, tra le tante cose, un capitolo viene riservato proprio al mercato forex.

Il programma di Donald Trump sul mercato forex

Il tycoon, infatti, vuol mettere mano al trading valutario e vuol farlo senza troppi timori di sorta (anche perché il fatto che abbia inserito il forex nel suo programma elettorale è già un tutto dire, visto e considerato che mai prima d’ora i presidenti avevano affrontato la questione in maniera così frontale). Ma esattamente quali sono le intenzioni del magnate americano?

Donald Trump è un conservatore e un liberale, per cui le sue intenzioni sono quelle di procedere a una deregolamentazione del settore. Una deregolamentazione che deve partire con l’abbassamento delle tasse: Trump ha sempre fatto del “fisco leggero” il suo cavallo di battaglia, ma questo alleggerimento della pressione fiscale, se in un primo momento si pensava riguardasse la sola economia reale, in realtà dovrebbe riverberarsi anche sul fronte finanziario. L’intenzione quindi è più chiara che mai: abbassare le tasse che gravano sui broker, snellire la burocrazia per le imprese che intendono offrire un servizio di intermediazione finanziaria e rendere così il settore quanto più libero di operare.

In quest’ottica, uno degli aspetti su cui la Casa Bianca è intenzionata ad andare avanti è quello delle licenze. “Credo che occorra dare la licenza a tutti i broker forex e opzioni binarie che vogliono operare negli Stati Uniti, cosicché possano lavorare legalmente, ma dobbiamo anche costruire un firewall volto a bloccare la possibilità che le aziende non regolamentate possano ricevere dei depositi. Il Canada pagherà le conseguenza di questa faccenda perché da loro c’è un problema assai simile”.

Insomma, una deregulation del settore permetterebbe ai broker americani di non trasferirsi più in Europa o in Asia per poter lavorare (non a caso la gran parte dei broker risiede tra Malta e Cipro): con un’America più amica del trading, i broker sarebbero invogliati a rimanere negli Stati Uniti. Ma questo non basta. Secondo l’amministrazione Trump, oltre alla deregolamentazione, bisogna anche procedere con l’istituzione di vere e proprie scuole volte a formare agenti di vendita, e quindi traders, broker e quant’altro.

Usa, il mercato forex cambierà. Ma quando?

Per il momento non ci sono stati segnali sostanziali relativi a un effettivo cambio di passo, ma è lecito immaginare che delle novità potrebbero arrivare nel prossimo futuro. Non dimentichiamo infatti che all’orizzonte ci sono altri anni di amministrazione Trump, per cui tante cose potrebbero ancora accadere.

E’ vero anche che la deregolamentazione del trading forex, così come un alleggerimento delle tasse sul fronte degli investimenti finanziari, è un discorso che non piace molto all’opposizione democratica: Obama e il suo partito sono stati sempre piuttosto rigidi su tutto ciò che concerne la finanza ad alto rischio, anche alla luce del fatto della crisi che si è venuta a creare nel 2008. Ma l’opposizione giocata dal partito democratico statunitense non sembra intimorire Trump: se lo schieramento repubblicano sarà compatto su questo fronte, i numeri per introdurre delle novità importanti non dovrebbero venire a mancare.

Gli Stati Uniti trarrebbero diversi vantaggi da una deregulation, specie se si considera il fatto che l’Europa sembra intenzionata a muoversi in senso opposto. Ultimamente infatti si è parlato di una possibile retromarcia da parte del CySEC circa la legittimità delle opzioni binarie, tanto è vero che diversi broker, con eToro in prima fila, hanno deciso di giocare d’anticipo e di chiudere l’esperienza del trading binario abbracciando investimenti più “classici” (come i CFD).

Con un’Europa che fa qualche passo indietro e assottiglia il campo d’azione sul trading forex, quindi, abbiamo degli Stati Uniti che virano su una politica tendenzialmente opposta.