Bitcoin, parte la petizione in Sud Corea contro il divieto del Governo

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In Sud Corea parte la petizione contro il divieto del Bitcoin

Il popolo dei bitcoin risponde a gran voce: sono a oggi oltre 217mila i sudcoreani che hanno sottoscritto una petizione popolare lanciata sul sito dell’ufficio del Presidente di Seul, per chiedere al governo un ripensamento sulle intenzioni di chiudere del tutto gli scambi di criptovalute all’interno del paese asiatico. Ampiamente superata la quota simbolica delle 200mila firme, che impone alle autorità, per regola costituzionale, di valutare con maggiore attenzione la questione e riconsiderare le istanze promosse dall’iniziativa del popolo.

Mercoledì scorso, nel corso di un’intervista radiofonica, il ministro della giustizia Park Sang-Ki aveva dichiarato che era ancora all’esame del governo l’opzione di un ban del mercato dei bitcoin: parole che avevano gettato nel panico gli investitori locali e precipitato lo scambio bitcoin/dollaro al valore di 11.000, con una caduta del 45% rispetto alle quotazioni del mese precedente.

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La Corea del Sud è uno dei principali attori nel mercato delle criptovalute, e una eventuale chiusura definitiva degli scambi di moneta virtuale comporterebbe conseguenze gravi non solamente a livello nazionale. Intanto, la prima mossa è stata la spontanea difesa delle criptovalute da parte dei cittadini stessi: la petizione anonima, dopo aver mandato in tilt il primo giorno per traffico eccessivo il sito dell’ufficio presidenziale, ricorda come i sudcoreani siano stati finalmente capaci “di credere e realizzare un sogno felice che non avevano mai avuto, proprio grazie alle monete virtuali”.

Le autorità sembrano aver ricevuto il messaggio. Jung Ki-joon, un alto funzionario del governo, nel ribadire l’impegno della Corea del Sud a contrastare la speculazione e le attività criminali intorno alle criptovalute, lancia segnali di apertura ricordando come quella della chiusura totale degli scambi sia soltanto “una delle tante misure prese in considerazione dal ministro della Giustizia”.

Il governo di Seul, promette Jung Ki-joon, si impegna anzi a “dare sostegno alla ricerca e allo sviluppo della tecnologia blockchain”.