Bitcoin sopra gli 11 mila dollari, prima volta da gennaio

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Il prezzo del Bitcoin torna sopra 11 mila dollari per la prima volta da gennaio.

Per la prima volta dal mese di gennaio, il prezzo di Bitcoin torna sopra quota 11 mila dollari. Il merito di questo risultato è dovuto principalmente al temporaneo armistizio che i governi hanno concesso alla criptovaluta. Dopo aver subito durissimi colpi a causa delle forti regolamentazioni in Corea del Sud, divieti in Cina e alle minacce di regolamentazione e divieti in altri paesi, la criptomoneta sfrutta l’ossigeno a disposizione per tornare sopra il livello diecimila, seguito dal livello undicimila.

Non accadeva dal mese di gennaio, mese in cui, lo ricordiamo, il Bitcoin ha dapprima effettuato un tentativo di recupero a seguito delle grosse perdite di dicembre, ma senza successo. A spingerlo in basso, i riflettori dei ministeri della finanza di mezzo mondo, che commentavano a proposito del bitcoin, con promesse (o minacce) di forte regolamentazioni. Alcuni di questi sono passati dalle parole ai fatti, come in Corea del Sud, in cui è diventato obbligatorio identificarsi per poter accedere alle compravendite di bitcoin.

La motivazione alla base di tali misure è data dalla trasparenza richiesta dalle autorità, al fine di non consentire che il bitcoin diventi uno strumento finanziario in mano alla criminalità, che potrebbe effettuare operazioni di riciclaggio. Ancora, sono molto forti le preoccupazioni legate al terrorismo.

Il prezzo del bitcoin fino al giorno 6 febbraio ha pagato anche il panico generatosi tra i vari possessori, nel gergo tecnico denominati “holders”. Questi infatti hanno visto crollare il prezzo del BTC fino a 6.000 dollari e più volte in tanti hanno avuto il richiamo alla vendita. Per proteggere gli ultimi profitti prima di un possibile tracollo, oppure per proteggersi da ulteriori perdite.

Dal giorno 6 febbraio invece si è concretizzata una inversione di tendenza, per il bitcoin e per tutte le altre criptovalute a seguito, sulle quali il bitcoin s’impone con una correlazione molto forte, nonostante la diversità dei progetti in campo dietro a ogni asset digitale.

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Come dopo ogni risalita di china, si intravedono nuovamente gli analisti che parlano di previsioni sul bitcoin nel 2018. C’è chi parla di 25 mila dollari (Tom Lee, un nome ben noto a Wall Street) e addirittura 100 mila dollari (Kay Van-Petersen, analista di Saxo Bank). Per contro, Goldman Sachs resta dell’idea che andrà “a zero”, un’ipotesi che non nega neanche il sempre razionale e cinico Vitalik Buterin (creatore di Ethereum), il quale afferma che le criptovalute sono talmente volatili che potrebbero arrivare “a zero” in qualsiasi momento.

In realtà, dietro le parole di Buterin c’è la presa di coscienza che per il momento dietro molte criptovalute non c’è un’attenzione al loro progetto sottostante o ai loro obbiettivi, piuttosto una corsa all’acquisto per fini di lucro.