Criptovaluta Dogecoin: dallo scherzo al miliardo di capitalizzazione

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Il logo della criptovaluta Dogecoin

Quando Jakcson Palmer la fondò nel 2013, tutto pensava tranne che avrebbe fatto così tanto successo. Eppure Dogecoin, la criptomoneta nata a metà tra una sfida e uno scherzo, è oggi una delle criptovalute emergenti più interessanti!

Palmer la ideò con uno scopo preciso: da un lato usarla per gestire meglio delle raccolte fondi finalizzate a cause benefiche, e dall’altra avvalersene per fare crowfunding su attività molto meno serie. Insomma, Dogecoin sarebbe dovuta servire fondamentalmente per raccogliere denaro e dirottarlo al finanziamento di alcune specifiche cause. Fatto sta però che Dogecoin è diventato tutt’altro, perché col passare del tempo questa criptomoneta ha attirato sempre più l’attenzione di investitori e speculatori e, si dice, anche di qualche pseudo criminale interessato all’e-currency per riciclare denaro.

Proprio per questo Jackson Palmer ha abbandonato la nave e lasciato che ad occuparsene fossero altre persone: il suo obiettivo, in fondo, non aveva nulla a che vedere con ciò che Dogecoin è poi diventata. Anzi, Palmer aveva preso tanto ironicamente la questione da aver dato alla sua criptovaluta un nome e un logo chiaramente ispirati a Doge, lo shiba inu che popola i simpatici meme oramai presenti su blog e social network.

Dopo l’abbandono di Palmer, avvenuto nel 2015, Dogecoin ha attraversato un biennio di sostanziale stagnazione. Nel 2017 però qualcosa si è riacceso e la criptovaluta ha cominciato a crescere a ritmi sostenuti fino a raggiungere il miliardo di capitalizzazione e un volume di scambio superiore ai cento milioni.

Coloro i quali stanno dietro il suo sviluppo, come il programmatore Max Keller, a differenza di Palmer mostrano un grande entusiasmo per come stanno andando le cose: “Sono fiero di ciò che abbiamo raggiunto con Dogecoin e felice di essere parte integrante di questa fantastica community”. Una soddisfazione, questa, che è anche frutto del fatto che Dogecoin ha il successo che ha pur non essendo certo una delle criptovalute più all’avanguardia. Anzi, secondo gli sviluppatori il suo segreto sta proprio nell’essenzialità: “Questo – ha aggiunto Keller – è anche il motivo che ci induce a non introdurre qualsivoglia innovazione nel sistema”.