Restrizioni raggirabili: Bitcoin riprende quota con Ethereum e Ripple

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Restrizioni Bitcoin non funzionano

Le restrizioni al trading di criptovalute in Sud Corea non funzionerebbero. A partire dalla serata di ieri, Bitcoin ha ripreso quota, trascinando con sé tutto il comparto, che guadagna in blocco. In questo momento, alle 8:40 del 18 gennaio, Bitcoin segna quota 11.051$, Ethereum 980$, Ripple 1,33$.

Ciò non significa che oggi le quotazioni continueranno a salire, ma di certo il dibattito si è infiammato, così come si infiammeranno anche le contrattazioni, perciò sono prevedibili grandi sbalzi.

Il dibattito accesissimo in questi giorni, che ha anche visto nascere una petizione in Corea del Sud per fermare il divieto di bandire il trading di Bitcoin, è arrivato anche sui forum specializzati e gli esperti hanno deciso di uscire allo scoperto.

La sintesi delle dichiarazioni di vari esperti di criptovalute è questa: anche in caso di restrizioni, queste sarebbero facili da aggirare. Sebbene queste manovre possano scoraggiare i nuovi arrivati, i vecchi possessori (holders, denominati poi successivamente “holdlers” per via di un meme sbagliato), sono più abituati a questi scossoni e conoscono meglio i metodi di “sopravvivenza” relativi al Bitcoin.

Viene infatti evidenziato ad esempio come, anche in caso di divieto di scambio in Sud Corea, si possano salvare tutti i propri dati (quindi anche in una piccola chiavetta USB) e aprire un conto all’estero. Oppure, farlo aprire da qualche amico. Ad esempio, nel vicino Giappone, dove invece l’utilizzo del Bitcoin è diventato già “strutturale”. Difficilmente, quindi, le restrizioni diverranno un fenomeno globale. Sempre per i Sud Coreani, vi è la possibilità come hanno già fatto in tanti, di spostare i propri conti a Singapore e a Hong Kong. Il governo della Sud Corea, dato il grande deflusso di capitali che si verificherebbe, forse alla fine dei conti vi sarebbero più danni che benefici, con le possibili restrizioni.

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Ancora, si può operare utilizzando VPN, le reti private virtuali, nascondendo gli indirizzi IP alle autorità.

Vi sono poi degli scambi decentrati in cui accedere da qualsiasi luogo e senza richiesta di identificazione.

Come abbiamo evidenziato più volte negli ultimi giorni, in Sud Corea viene scambiata un’alta percentuale di criptovalute e un’alta percentuale di Bitcoin, tra il 5 e il 15% giornaliero. Considerando che la capitalizzazione dei Bitcoin si aggira intorno ai 200 miliardi di dollari, si tratta di cifre non da poco.

L’esperto James Altucher, ai microfoni della CNBC, ha affermato che per il Bitcoin più regolamenti saranno creati, più legittimazione otterrà la criptovaluta. Lo stesso afferma che per rendere effettive tali restrizioni andrebbero controllati appieno computer e smartphone, oltre a cogliere in fragrante i negoziatori.

Lo stesso ricorda la possibilità di scambiare il bitcoin in paesi che non lo hanno vietato, su una piattaforma di scambio locale, ma anche tramite gli ATM di criptovalute.

Sempre gli esperti di criptovalute, consigliano ai sud coreani che desiderassero vendere Bitcoin, di stare attenti alle truffe di coloro che, dato l’eventuale imponente deflusso, potrebbe approfittarne tramite raggiri online.