Stop al Mining Bitcoin in Cina: quali paesi ne gioveranno?

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Una stanza adibita al mining di Bitcoin

Se la Cina si muove verso una chiusura dell’attività di mining di bitcoin all’interno del suo territorio, sono già diverse le nazioni potenzialmente in grado di attrarre i miners garantendo due delle principali necessità per la loro attività: basse tariffe di elettricità e climi rigidi per abbassare naturalmente le alte temperature generate dall’intensa attività dei computer che operano senza sosta.

Le autorità di Pechino spingono per un’uscita controllata dei miners dal loro settore, ma è pur vero che, nonostante l’enorme quantità di energia richiesta, questa attività rimane sempre conveniente grazie all’aumento dei prezzi delle criptovalute. Inoltre, proprio in Cina, il mining ha portato evidenti miglioramenti nel rivitalizzare economie lente e a aumentare occupazione e ricchezza in zone periferiche del paese, lontane dai maggiori centri e distretti industriali, assorbendo inoltre il surplus di produzione di energia idroelettrica come ad esempio nella provincia del Sichuan.

In seguito al giro di vite delle autorità del gigante asiatico, sono già diversi i paesi intenzionati a raccoglierne l’eredità.

Il Canada, in primo luogo, oltre a offrire tariffe elettriche competitive, presenta il vantaggio di temperature basse per gran parte dell’anno. La provincia francofona del Quebec, in particolare, ha negli ultimi 10 anni prodotto circa 100 terawatt oltre il fabbisogno energetico locale: non è un caso che Bitmain, la compagnia di mining più importante al mondo, abbia già avviato una prima serie di colloqui esplorativi con le autorità locali.

Anche i vicini Stati Uniti potrebbero beneficiare delle decisioni oltreoceano: è lo stato di Washington, affacciato sul Pacifico, il più probabile candidato alla successione, per le medesime ragioni del Canada con il quale confina. Secondo un’inchiesta della CNBC, già una dozzina dei maggiori miners di bitcoin in suolo Usa sono concentrati in una piccola città di questo stato, Wenatchee, e oltre 75 avrebbero inoltrato richieste per trasferirsi.

La Svizzera, infine: con una produzione massiccia di energia idroelettrica e una crescente attenzione verso le criptovalute, anche il paese elvetico pare intenzionato ad attrarre i miners, anche se paga un sistema tariffario costoso e poco competitivo. Bitmain ha già scommesso sulla Svizzera, avendo aperto una filiale in una piccola città, Zug, già ribattezzata la Crypto Valley.