Coinbase sospende l’account Bitcoin di WikiLeaks

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Coinbase sospende account di Wikileaks

Coinbase pare abbia sospeso l’account Bitcoin di WikiLeaks. Nello specifico Coinbase mette a disposizione dei negozi online la possibilità di essere pagati in Bitcoin ricevendo la criptovaluta direttamente sul proprio conto. WikiLeaks che si occupa principalmente della divulgazione di documenti, ha espanso il proprio business alla vendita di gadget e magliette personalizzate. Tuttavia nei giorni scorsi proprio WikiLeaks ha pubblicato un Tweet relativo un messaggio mandatogli da Coinbase nel quale erano indicate delle violazioni dei loro termini di servizio senza specificarne i motivi.

In seguito a questo messaggio ci sarebbe stata una sospensione dell’account di WikiLeaks a quanto pare a tempo indeterminato.

La risposta di WikiLeaks

La risposta di WikiLeaks però non si è fatta attendere e in particolare la società ha twittato che avrebbe richiesto un blocco generale di Coinbase in quanto considerato un membro inadatto della comunità cripto.Nello specifico  Julian Assange il fondatore di WikiLeaks  è sempre stato un estimatore di Bitcoin e in generale del mondo legato alle criptovalute.
In effetti, secondo le sue dichiarazioni, WikiLeaks avrebbe guadagnato circa il 50.000 per cento investendo in Bitcoin nel 2010 e, in ogni caso, la società ha sempre creduto nella grande potenzialità di questo tipo di sistema.

Tuttavia gli istituti bancari e altre grandi entità come Paypal non la pensano proprio così. Nel 2010 infatti WikiLeaks ha avuto problemi anche con Visa e Mastercard a seguito, ancora una volta, di presunte violazioni illecite.

Per Paypal invece, la possibilità di utilizzare Bitcoin ed altre criptovalute sarebbe stato per WikiLeaks un modo per evadere questo genere di sistemi.

Nel frattempo è ritornato l’interesse per le forme di contrattazione sulle criptovalute con in testa il Bitcoin, sia per quel che riguarda piattaforme exchange (come Coinbase, per l’appunto) sia per quel che riguarda broker CFD come Markets.

Vedremo questa battaglia a che punto arriverà e se effettivamente il gigante creato da Julian Assange potrebbe arrivare al punto di dover rinunciare al suo business online.