Home Blog Page 95

Damasco: la Russia richiede riunione ONU

0
damasco

In seguito all’uccisione di 62 soldati del regime di Damasco ad opera di militari americani in Siria, la Russia richiede riunione immediata del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nella notte, su richiesta della Russia, per discutere degli attacchi aerei da parte della coalizione guidata dagli Usa in Siria che, secondo quanto sostiene Mosca, ha preso di mira e ucciso militari siriani. Il ministero degli esteri siriano ha chiesto al Consiglio di sicurezza di condannare gli attacchi, definendoli “un’aggressione da parte degli USA”.

Maria Zajarova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che dopo il bombardamento contro l’esercito siriano, è chiaro che la Casa Bianca difende l’Isis.

Il Pentagono ha ammesso la possibilità che il bombardamento della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti in Siria abbia ucciso personale dell’esercito e distrutto veicoli del governo siriano in una postazione dell’esercito vicino all’aeroporto di Deir al-Zor. L’attacco aereo avrebbe spianato la strada ai combattenti dello Stato islamico per invadere la postazione a Jebel Tharda, secondo le fonti.

Il Pentagono ha aggiunto che le forze della coalizione ritenevano di colpire la postazione di un gruppo di militanti dello Stato Islamico, che seguivano da tempo. Secondo il Pentagono, il personale militare russo aveva avvertito le forze americane che era possibile che il personale e i mezzi facessero parte dell’esercito siriano e la coalizione ha deciso di fermare l’attacco. Sembra quindi che l’unità militare siriana non sia stata colpita volontariamente e che, dice il Pentagono, il problema è che in Siria le diverse milizie e i diversi gruppi militari operano in prossimità.

La coalizione analizzerà l’attacco ma nel frattempo si attengono gli esiti dell’incontro richiesto dalla Russia per discutere dell’accaduto.

 

Unicredit: il suo destino è sempre più legato a quello di Poste Italiane

0
unicredit

Le azioni Unicredit non sembrano ancora dare cenni di ripresa in Borsa. Il suo destino sembra essere sempre più legato a quello di Poste Italiane, interessate a rilevare Pioneer.

La cessione sul mercato di una nuova quota di Poste Italiane (il 30%) è destinata a saltare. Il governo aveva messo in atto questa privatizzazione per alleggerire il debito pubblico italiano ma sembra che l’operazione non avrà seguito. Il ministero dell’Economia e principale azionista di Poste Italiane, aveva ipotizzato un collocamento entro la fine del 2016 ma sembra che l’operazione difficilmente diventerà realtà a causa dei timori legati alle condizioni precarie di mercato e a causa dei diversi progetti che l’esecutivo ha in mente per Poste Italiane.

Quest’ultima infatti figura tra i soggetti interessati all’acquisto del gigante del risparmio gestito, Pioneer, al momento in mano ad Unicredit. Dalla cessione di Pioneer Unicredit vorrebbe incassare quanto necessario a limitare l’importo di un eventuale aumento di capitale che gli analisti stimano tra i 5 e gli 8 miliardi di euro.

A volersi accaparrare Pioneer ci sono anche Amundi, Allianz, Macquarie, Axa e vari fondi di private equity, ma difficilmente il governo lascerà che il debito pubblico italiano vada a finire in mani straniere.

Poste Italiane sarebbe disposta a sborsare tra i 2 e i 3 miliardi di euro per Pioneer Investments e il termine ultimo per la presentazione delle offerte non vincolanti è stato fissato per oggi. Aggiudicandosi Pioneer, Poste Italiane consoliderebbe la sua posizione nel risparmio gestito. Il gruppo infatti controlla già il 10,3% di Anima Sgr e con l’aggiunta di Pioneer formerebbe il terzo polo italiano del risparmio gestito con 280 miliardi di masse in gestione. Al primo posto Generali con 471,4 miliardi di euro e al secondo Intesa Sanpaolo con 364,2 miliardi di euro. Ma gli analisti hanno diversi dubbi in merito all’effettiva utilità dell’operazione per Poste Italiane e ipotizzano impatti negativi per Anima.

Nel frattempo, le azioni Unicredit sono in ribasso, cedendo il 2,15% a quota 2,0940, così come il titolo Poste Italiane, in ribasso dello 0,89% a quota 6,125 euro per azione.

Stati Uniti: l’economia peggiora

0
stati-uniti

L’America non è più quella di una volta: l’economia peggiora e gli investitori sono in stand by in attesa di conoscere le intenzioni della Fed il 21 settembre prossimo.

I dati relativi all’occupazione di agosto (151 mila nuovi posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione rimasto invariato al 4,9%), inferiori alle previsioni (180 mila nuovi posti e una discesa di 0,1 punti al 4,8% del tasso di disoccupazione) sottolineano il fatto che l’economia americana è in difficoltà. A questo si aggiunge il rallentamento in alcuni dei settori principali per il Paese, quali auto, linee aeree e produzione di petrolio.

I fondi hanno perso circa il 2%, stessa cosa per l’andamento dei singoli prodotti venduti in Italia.

I dati macro di agosto, di solito, sono i peggiori dell’anno, ma, questa volta, in aggiunta si è registrato un calo delle ore di lavoro, con conseguente effetto sui salari. Il quadro che si delinea pertanto è alquanto preoccupante, soprattutto se non verranno messe in atto azioni per invertire la tendenza.

La ripresa del mercato è stabile dal 2011: le aziende hanno aggiustato gli orari di lavoro settimanali per gli impiegati per far fronte alle esigenze create da eventi meteo, scioperi e movimenti dell’economia. Tuttavia, gli orari di lavoro sono diminuiti progressivamente, a prescindere dalle condizioni delle industrie.

Tutto è nelle mani della Federal Reserve ormai che il prossimo 21 settembre comunicherà le sue scelte di politica monetaria, dalle quali si capirà qual è il reale stato dell’economia americana e come si intende procedere.

Janet Yellen, governatore della Fed, ha comunicato che ogni riunione potrebbe essere utile per proseguire nel processo di normalizzazione della politica monetaria. Nel frattempo, i membri del Fomc alternano dichiarazioni pro stretta o a favore dello status quo; il tutto per testare come reagiscono i mercati alle diverse ipotesi ad oggi sul tavolo. Questi test di mercato della Fed però potrebbero causare un aumento di volatilità per tutte le asset class nel breve periodo; le mosse della Fed però dipendono dall’andamento dei dati. Gli analisti pensano sia immprobabile che la Fed aumenti i tassi di interesse in occasione della prossima riunione del Fomc. Non ci resta che aspettare per la conferma.

 

Deutsche Bank rischia il fallimento: cosa sta accadendo

0

Grossa batosta in Borsa per Deutsche Bank: il titolo della banca tedesca ha perso oltre 9 punti percentuali sul finire della settimana, accusando un vero e proprio colpo grosso che rimarrà negli annuari della sua storia. Ad essersi abbattuta come un fulmine a ciel sereno sull’istituto tedesco è la supermulta da 14 miliardi di dollari rifilata dal Dipartimento di Giustizia americano per chiudere una volta per tutte la causa sui mutui subprime. Il problema, però, è che questo evento non si ripercuoterà solo ed esclusivamente sulla Deutsche Bank, ma rischia di diventare qualcosa di molto più grande, di molto più importante e serio per l’intero comparto europeo.

Telecomunicazioni: UE contro Youtube e Google news

0
telecomunicazioni

Diritto delle telecomunicazioni e tutela del diritto d’autore: la Commissione Europea intende proporre una profonda innovazione in questi ambiti per permettere alle case editrici e discografiche di ottenere maggiori ricavi da Google per l’utilizzo dei loro contenuti.

L’adozione di queste norme sarà particolarmente lenta e complessa, vista la probabile opposizione degli Stati membri.

L’obiettivo della Commissione europea è quello di costituire un mercato unico del digitale. Primo tra tutti la diffusione della banda larga, che dovrebbe essere assicurata da tutti gli Stati membri. L’Unione Europea ha come obiettivo il raggiungimento di 100 MB di velocità di navigazione nel 2025 per i privati, da portare a 1 GB negli edifici pubblici o negli ospedali. Traguardo che sarà raggiunto anche incrementando la fibra ottica, scelta che porterà probabilmente allo scontro con le compagnie di telecomunicazioni, che al momento utilizzano i più tradizionali cavi in rame.

La Commissione vuole creare regole comuni, che facilitino la competizione tra gli operatori e, ancora una volta, Google è nel mirino a causa del suo dominio nel settore. Con le nuove normative a tutela del copyright saranno richieste royalty per gli aggregatori on line che anticipano i contenuti condivisi sui siti. Il tutto per permettere alle case editrici di guadagnare attraverso Google News. Lo stesso anche per Youtube: le case discografiche infatti dovrebbero guadagnare di più dai video ospitati sul sito, di modo da avvicinarsi di più ai servizi di Spotify o Apple Music.

Gli Stati membri dell’Unione europea hanno dichiarato di voler disciplinare autonomamente il mercato digitale nazionale e al Parlamento europeo norme troppo favorevoli al diritto d’autore non sembrano incontrare la maggioranza. La battaglia politica pertanto potrebbe rivelarsi lunga e molto lenta, esattamente come quella riguardante il roaming e le nuove regole che lo disciplinano.

Pensioni: in cerca di una soluzione

0
pensioni

Mentre in Italia governo e sindacati si confrontano sulle modalità con cui permettere un’uscita anticipata, gli Stati Uniti cercano una soluzione al problema pensioni.

La previdenza integrativa non decolla: solo 7,22 milioni su una forza lavoro di 25,5 milioni di persone ha pensato di integrare l’assegno pubblico con forme complementari.

Chi invece versa regolarmente ha un altro problema: sarà sufficiente per vivere dignitosamente da pensionati? Il pericolo più grande è quello di rimanere senza soldi in età avanzata, per cui magari inizialmente si riesce a mantenere il proprio stile di vita dopo la pensione, successivamente le risorse si riducono, fino a quando i problemi di salute si aggravano e la situazione finanziaria è molto precaria.

Negli Stati Uniti, dove il passaggio dai sistemi a prestazione definita a quelli a contribuzione definita è cominciato 30 anni fa, il problema ha già assunto toni molto gravi. Milioni di americani infatti devono capire come convertire quanto guadagnato con fatica negli anni in un reddito che duri tutta la vita. Le politiche fiscali che incentivano il risparmio previdenziale e che penalizzano l’uscita anticipata dal mondo del lavoro possono essere utili, ma non sono sufficienti se non si caldeggia una pianificazione anticipata.

L’Italia ha il vantaggio di aver adottato i sistemi a contribuzione definita più tardi rispetto a molti altri paese e ha il vantaggio di evitare di incorrere negli stessi problemi degli altri. L’America infatti, come rileva uno studio di Szapiro, ha pochi modi per proteggere i suoi pensionati da sè stessi. Molti altri paesi, tra cui Svizzera e Canada, impongono dei limiti ai prelievi anticipati e offrono materiale informativo per scoraggiare lo sperpero dei risparmi. Altri paesi rendono attraenti le polizze come forma di protezione dal rischio di rimanere senza risorse in tarda età.

Il rischio previdenziale è e sarà sempre di più in capo al lavoratore che, a differenza del passato, si trova a dover svolgere il difficile compito di determinare qual è l’importo da mettere da parte per non invecchiare in povertà e trovare il giusto rapporto richio/rendimento. Scelte di investimento sbagliate infatti possono portare alla perdita del capitale, ma allo stesso tempo l’eccesso di prudenza può far accumulare risorse non sufficienti.

Finora le proposte di riforma sono state molte ma il sistema a contribuzione definita e divenuto insostenibile per le casse statali, per questo è necessario pensare a come proteggere i lavoratori dal rischio più grande che devono affrontare oggi: vivere più a lungo della loro pensione.

 

 

Obbligazioni: rendimenti in forte aumento

0
obbligazioni

I rendimenti dei titoli di stato sembrano essere in forte aumento: questo porta un certo sollievo agli investitori, ma nel medio termine mette in difficoltà i governi.

I rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti e quelli del Bund a 10 anni sono entrambi in salita, lo stesso vale per i titoli di Stato giapponesi a 30 anni il cui ritorno è salito velocemente, dando un rendimento intorno allo 0,5% agli investitori.

I rendimenti delle obbligazioni sono stati mantenuti bassi per anni grazie alla politica delle banche centrali, ma le recenti aspettative per un possibile aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve e le notizie deludenti da parte di Bank of Japan e BCE, hanno spinto al ribasso i prezzi delle obbligazioni, provocando un rialzo dei rendimenti.

La maggior parte dei recenti movimenti sono causati dalla Bank of Japan che è impegnata a modificare la struttura dei suoi acquisti nel Quantitative Easing, a causa del cattivo funzionamento del suo programma di acquisto di asset.

Se a questo uniamo il mancato commento della BCE che mette in discussione la sostenibilità del programma di acquisto della banca centrale stessa, abbiamo un rialzo dei bond a lungo termine.

I rendimenti bassi sono stati a lungo una questione spinosa e urgente, in quanto spingono gli investitori a cercare altrove nei mercati e a prendersi rischi maggiori. Secondo Fitch Ratings, gli investitori sul mercato obbligazionario dei titoli di stato hanno circa 500 miliardi di dollari in meno di entrate rispetto al 2011.

Chi trae maggior vantaggio dai rendimenti obbligazionari bassi sono stati gli emittenti stessi, ovvero gli Stati. I governi hanno potuto prendere in prestito molto denaro a buon mercato per anni, in molti casi offrono obbligazioni con rendimenti negativi, il che significa che gli investitori pagano per prestare denaro agli emittenti.

Se i rendimenti dei titoli dovessero rimanere bassi, i governi potrebbero essere stimolati ad aumentare la spesa pubblica, con tutti i rischi del caso.

Il Salone del Gusto compie venti anni

0
salone-del-gusto

Il Salone del Gusto, inventato da Slow Food nel 1996, compie venti anni ed è pronto alla nuova edizione che si terrà a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

Questi venti anni sono stati ripercorsi in un incontro tenutosi al grattacielo di Intesa Sanpaolo al quale hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Torino Chiara Appendino, il governatore del Piemonte ai tempi della prima edizione dell’evento, Enzo Ghigo, il prefetto Renato Saccone, l’ex presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo Enrico Salza, l’assessore regionale all’agricoltura del Piemonte Giorgio Ferrero, l’imprenditore Giuseppe Lavazza.

Il Salone nacque nel 1996, a pochi anni dalla tragedia del vino al metanolo e quando cominciava ad essere ben visibile la perdita di biodiversità artigiana. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e presidente internazionale dell’associazione, dice di aver interpretato la necessità di rappresentare quell’economia. Grazie al Salone infatti hanno rinnovato il rapporto con Torino che non dava risposta alle richieste del mondo dell’agricoltura.

Enzo Ghigo, allora alla guida di una giunta regionale di centrodestra, ha invece ricordato perchè la Regione decise di sostenere il Salone del Gusto: il merito della proposta convinse Ghigo in quanto rispondeva alla necessità di dare al Piemonte una prospettiva diversa, un’alternativa alla vocazione legata esclusivamente al mondo dell’automobile.

La sensibilità per l’agricoltura, la biodiversità, il diritto all’alimentazione si sono sviluppate grazie al Salone in un certo senso che è diventato un fatto culturale. Il Salone aveva anche rischiato di essere spostato a Milano ma lì non aveva funzionato, mentre Torino lo ha saputo accogliere.

Nella prima edizione del 1996 il Salone occupava solo un padiglione e si erano registrati 50 mila visitatori, due giorni dopo la fine della prima edizione era già chiaro che l’anno successivo l’intero centro fieristico del Lingotto sarebbe stato teatro del Salone.

Il sindaco Appenino ha invece ricordato la sua personale esperienza al Salone quando nel 2002 faceva da standista per il pesto ligure.

 

Poste mette le mani su Sia: una mossa da 278 milioni

0
poste italiane

Poste Italiane tira dritto nella sua campagna di espansione e per raggiungere l’obiettivo che si era data, ha piazzato un investimento da 278 milioni di euro che le ha permesso di acquisire il 14.85% di Sia, società leader in Europa nei servizi di pagamento. A vendere la propria quota è stato Fsi investimenti, fondo interno a Cassa Depositi e Prestiti.

Bill Ford: l’auto senza guidatore sarà la nuova frontiera

0
bill ford

Secondo Bill Ford, Presidente esecutivo di Ford e nipote del fondatore, la maggior parte delle persone oggi si concentra nelle grandi città, creando ingorghi nel sistema stradale. Questo ci impedisce di muoverci liberamente ed è stata proprio questa restrizione della libertà a far nascere l’esigenza nel costruttore americano di elaborare e sviluppare l’auto senza conducente.

Non ci sono alleanze al momento, anche se il presidente non esclude la possibilità di effettuare accordi con Apple o Google nel futuro.

Secondo Ford, ci troviamo sull’orlo di una seconda rivoluzione della mobilità individuale, siamo di fronte ad un cambiamento che coinvolge il nostro modo di muoverci, ma anche ogni forma di trasporto e tutto dovrà avvenire in un lasso di tempo brevissimo.

Entro il 2021 infatti Ford produrrà in serie una vettura dedicata, con motore elettrico, che guiderà da sola. Un’auto che vede, anticipa, corregge e percepisce tutte le difficoltà della circolazione stradale. Che si adatta all’ambiente ed è dotata di intelligenza artificiale, che si sostituisce a quella dell’uomo. Anche gli interni potrebbero subire una trasformazione: i sedili si trasformeranno in poltrone, come in un salotto, con un tavolo al centro.

Al momento circolano per le strade della California, dell’Arizona e del Michigan circa trenta modelli ibridi, ma l’intento di Ford è quello di triplicare queste cifre entro il 2017, creando la più grande flotta di auto ibride rispetto a quella degli altri produttori. Entro il 2017 anche la squadra di ingegneri e scienziati raddoppierà. Ford ha investito oltre 4,3 miliardi per accelerare lo sviluppo di tutte le tecnologie per anticipare le esigenze del futuro trasporto individuale. Ford ha inoltre siglato da poco un accordo di cooperazione con il motore di ricerca cinese Baidu, investendo 150 milioni di dollari nell’azienda californiana Velodyne, specializzata nella produzione di sensori, e ha acquisito Saips, compagnia israeliana nel campo intelligenza artificiale.

Ford vuole rendere il mondo un posto migliore, come dichiara il suo Ceo, Mark Fields, cambiare la vita delle persone, andare oltre il ruolo tradizionale che le auto svolgono oggi nella società.

Non sarà certo la situazione di mercato americana a fermare il colosso. Le vendite dovrebbero scendere nel 2017, ma Ford ha già dichiarato che accelererà il taglio dei costi e della produzione quest’anno.

*I CFD sono strumenti complessi e presentano un alto rischio di perdita rapida di denaro per via della leva. Tra il 74-89% degli investitori perde denaro quando negozia CFD. Considera se puoi permetterti l'alto rischio di perdere il denaro investito.
Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando la navigazione assumiamo che per te è ok.