Donald Trump: perchè questa economia ha bisogno di lui

Donald Trump o Hillary Clinton? L'America è divisa ma vediamo perchè l'economia americana di oggi sembra aver bisogno di Trump

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Donald Trump

Quest’anno i media hanno seguito ampiamente il processo elettorale: la gestione della campagna, lo stile di linguaggio, ogni scivolone e passo falso. E’ stato divertente, tutto questo ci ha intrattenuto, ma sono le differenze nella politica delle due fazioni il fatto più importante.

La campagna di Donald Trump è chiaramente rivolta al cambiamento, ad una crescita rapida, alla riparazione dell’economia stagnante ed alla fine della corruzione nel sistema. Dall’altra parte, Hillary Clinton vuole continuare la politica portata avanti negli ultimi due mandati dall’amministrazione Obama.

Chi possiede il piano migliore? L’economia americana sta crescendo solo dell’1,1% all’anno e le previsioni non vanno oltre il 2% per i prossimi 10 anni.

Si, c’è stata una profonda recessione, ma è terminata nel 2009. Il recupero è stato il più lento che si sia registrato negli ultimi decenni ed il primo che ha effettivamente portato i redditi della classe media in calo. Gli investimenti delle imprese e gli utili sono minori rispetto ad un anno fa e le politiche federali controproducenti spremono le piccole imprese. Il risultato è un’economia stagnante che lascia all’angolo milioni di Americani.

Per riavviare la crescita, Trump propone subito un abbassamento delle aliquote, anche per la classe media ed una semplificazione del codice fiscale. Gli americani potrebbero richiedere un’esenzione per le spese dell’infanzia e per le tasse, inoltre Trump vorrebbe eliminare la tassa di morte che grava particolarmente su alcune piccole imprese e sugli agricoltori.

Per riavviare gli investimenti in nuovi business ed aumentare i posti di lavoro, Trump propone un piano per ridurre le aliquote di imposta sulle società al 15%, mentre si introdurrebbero, al contempo, detrazioni fiscali. Questo esemplificherebbe il sistema di tassazione rendendo il paese più competitivo verso le altre nazioni e diventando un catalizzatore di nuovi posti di lavoro.

La Clinton va invece nella direzione opposta deprimendo la crescita e lo sviluppo lavorativo con un sistema di tassazione incompetente, tasse maggiori sulle proprietà e una tassa aggiuntiva del 4% su coloro che hanno maggior successo. Insiste a dire che il piano Trump creerebbe un deficit ed una recessione maggiore e sta basando la visione del suo partito sul fatto che le aliquote fiscali non hanno molto a che fare con la crescita e gli investimenti.

Lo studio che Moody’s ha condotto sugli effetti di un piano Trump dicono in realtà che il deficit fiscale sarebbe maggiore, ma che sarebbe maggiore anche la crescita e l’occupazione. Si presume che la FED alzerà i tassi di oltre il 6%, causando una recessione che si attribuisce a Trump. Il risultato più probabile è in realtà una crescita maggiore senza un picco dei tassi di interesse o senza una recessione.

I vantaggi economici scarsi negli ultimi 8 anni sono ancora più scarsi per la maggior parte degli Americani, rispetto al PIL del paese ed indicano che, in realtà, questa politica ha favorito i ricchi e non i più poveri.

Trump propone inoltre di ribaltare il sistema corrotto in cui si trova l’America oggi. La sua proposta è una nuova politica commerciale che incoraggi nuovi posti di lavoro anzichè tagliarli. La sua posizione è stata demonizzata dalla stampa come protezionismo, ma il fatto è che il sistema commerciale americano non funziona.

Un candidato vuole aliquote fiscali maggiori, l’altro le vuole diminuire. Uno pensa che la ripresa economica del paese abbia avuto successo, l’altro pensa che abbia lasciato ai margini milioni di americani.

Chi ha ragione? Chi convincerà gli americani?