Poste Italiane verso nuove partnership, e sul referendum si schiera per il Sì

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Poste Italiane investirà 300 milioni di euro per l’ammodernamento digitale del gruppo, e lo farà con un piano di investimenti che si protrarrà fino al 2020. In un’intervista concessa a Class Cnbc, l’amministratore delegato Francesco Caio ha tracciato la roadmap e illustrato i progetti e le linee guida che animeranno lo spirito del gruppo fino al 2020.

Il numero uno di Poste si è poi detto soddisfatto dei risultati ottenuti nel 2016 che non solo sono stati al di sopra delle attese, ma che permetteranno con ogni probabilità di chiudere l’anno in linea con i primi nove mesi (ovverosia sull’onda del segno più).

Poste alla ricerca di nuove partnership

E per quanto riguarda l’affaire Pioneer? Da questo punto di vista Caio ha preferito non esprimersi, anche se è sotto gli occhi di tutti il fatto che Poste Italiane sia una delle aziende candidate per l’acquisizione dell’asset manager di Unicredit (in particolare, Poste fa parte di una cordata di investitori che include anche Anima Holding e Cassa Depositi e Prestiti).

Proprio in materia di acquisizioni, Caio ha comunque detto di essere aperto alla possibilità di mettere a punto delle nuove partnership. In fondo, ha affermato, le acquisizioni rappresentano “un elemento importante di una crescita basata su tre pilastri: logistica-spedizioni, risparmio-assicurazioni e pagamenti. Stiamo valutando quali possano essere le alleanze utili nel processo di innovazione e di crescita del gruppo, come avvenuto per esempio nel caso di Sia”.

Poste Italiane si pronuncia sul referendum costituzionale

Interpellato sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, l’amministratore delegato di Poste Italiane ha trovato delle analogie tra la riforma costituzionale e il piano di sviluppo che sta interessando la sua azienda; e proprio in virtù di queste somiglianze ha affermato che da parte di Poste c’è più sensibilità a favore del Sì che non del No.

“Noi siamo parte di un processo di trasformazione del Paese basato sui valori della semplicità, della velocità e della trasparenza. Quindi riforme che vanno in quel senso fanno parte di questo quadro complessivo. Posso dire che siamo molto focalizzati sullo sviluppo di un piano che ha forti analogie con il meccanismo complessivo della riforma costituzionale”.

Dopo il Sì di Confindustria e più in generale del tessuto impresario, arriva così anche il Sì di Poste. In quest’ultimo periodo sono molti gli endorsement per il Sì da parte di istituzioni, aziende e grandi sigle sindacali: la parte produttiva del Paese chiede in fondo meno burocrazia, minori costi e una macchina amministrativa più snella. Tutte cose che secondo i promotori del cambiamento sono parte integrante di questa riforma.