Fusione Bpm-Banco Popolare: pericolo per i dipendenti senza l’accordo

0

Tra Bpm e Banco Popolare c’è la possibilità che si giunga alla fusione. Fra una decina di giorni gli azionisti di entrambi gli istituti dovranno approvare o respingere il piano di aggregazione voluto dagli alti vertici delle due banche. Da parte dell’istituto veronese il Sì sembra praticamente scontato, mentre il discorso si fa leggermente più complicato per quel che riguarda Bpm (il quale si ritrova a dover fare i conti con le resistenze portate avanti dallo schieramento dei pensionati).

Fusione con Banco Popolare: Bpm alle prese con le divisioni interne

Proprio poche ore fa l’associazione Lisippo per Bpm, attorno alla quale si raccolgono alcuni dei soci pensionati dell’istituto milanese, ha ribadito il suo No alla fusione con Banco Popolare: “Il mercato è tutt’altro che convinto del piano di fusione: la perdita complessiva dalla data dell’annuncio del valore delle due banche ha superato il miliardo e mezzo”, ha sottolineato il presidente Giovanni Bianchini.

Opinione del tutto differente, invece, quella di Giuseppe Castagna, amministratore delegato e direttore generale di Bpm, che in un’intervista concessa al Sole 24 Ore ha provato a mettere in guardia lo schieramento del No dai pericoli legati a un possibile rifiuto al progetto di fusione. Secondo Castagna, nel caso in cui dovesse prevalere il No, la banca si trasformerà in ogni caso in una Spa e a quel punto ci sarà una possibilità alquanto concreta che possa diventare preda di facili scalate; scalate, che avranno conseguenze ovvie per i dipendenti. L’ad di Bpm ha lanciato un avvertimento molto chiaro in materia: “Senza l’accordo di fusione, i dipendenti potrebbero trovarsi in una Spa priva di protezioni, non sapendo quale potrebbe essere il loro destino futuro”.

Bpm e Banco Popolare: ratificato accordo sul welfare aziendale

In vista dell’assemblea fissata per sabato 15 ottobre, Bpm ha compiuto un altro passo in avanti verso il progetto di fusione con Banco Popolare, e lo ha fatto firmando un accordo sul welfare aziendale e sull’accesso al Fondo di solidarietà di categoria.

L’ok alla fusione darà modo a un massimo di 585 dipendenti del gruppo milanese di accedere al Fondo di solidarietà. Coloro i quali avranno diritto di accedere al Fondo potranno beneficiare “di un trattamento economico pari all’85% della retribuzione netta e di quattro date di accesso (giugno e dicembre 2017 e giugno e dicembre 2018). I costi e i benefici economici corrispondono a quelli stimati dal Piano strategico. Per quanto riguarda gli oneri, si segnala che saranno contabilizzati interamente nel bilancio 2016”.