Investire nel caffè: cosa sapere e come procedere

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Il caffè è una delle bevande più popolari al mondo. Ogni Paese ha il suo tipo di caffè e i suoi modi di prepararlo, e anche in Italia esiste un vero e proprio “culto del caffè”: nel Meridione in particolar modo, ma ormai anche al Centro e al Nord, il Belpaese venera il caffè quasi come fosse un elemento sacro, tanto è vero che il famoso espresso, lavorato dai più noti brand italiani, è ormai divenuto famoso in tutto il mondo.

Il caffè però non è soltanto una bevanda piacevole da gustare e benefica dal punto di vista della salute, perché sempre più persone la stanno guardando anche come ottima forma di investimento.

Le principali varietà di caffè

Prima di addentrarci in quest’ultimo aspetto, vediamo di capire bene quali sono le principali tipologie di caffè.

Arabica – L’arabica è un tipo di caffè piuttosto popolare. I Paesi da cui proviene sono Etiopia, Sud Sudan, Kenya del Nord e Yemen, anche se successivamente tracce di arabica sono comparse anche altrove, dall’Indonesia fino all’Olanda. Lo si riconosce facilmente dai semi, che appaiono poveri di caffeina rispetto alle loro alternative. Inoltre il caffè arabica nasce da una pianta autoimpollinante, cioè che si fertilizza da sola e che va coltivata esclusivamente ad alta quota (parliamo infatti di coltivazioni che non si trovano a meno di mille/duemila metri di altezza).

Robusta – Questa specie è quella più diffusa allo stato attuale. Il motivo per cui è la più utilizzata è fondamentalmente semplice: il Robusta, a differenza dell’arabica, nasce e si sviluppa a quote inferiori ai 700 metri, per cui è ovviamente più facile coltivarlo e “gestirlo”. Le sue origini risalgono all’Africa tropicale, ed in particolar modo tra Uganda e Guinea, ma anche nel suo caso abbiamo assistito a una diffusione della pianta praticamente in tutto il mondo. Un’altra differenza che lo distingue dalla specie arabica sta nel modo che ha di riprodursi: se l’arabica presuppone l’autoimpollinazione, il robusta è una pianta allogama che richiede quindi un tipo di impollinazione incrociata.

Liberica – Ultima in ordine di presentazione, la tipologia Liberica è ultima anche in termini di popolarità. Questa variante di caffè ha origine in Liberia (da cui prende appunto il nome), sebbene se al giorno d’oggi la si trova, oltre che nell’Africa occidentale, anche in Indonesia e nelle Filippine. In teoria esisterebbe anche una quarta variante di caffè, cioè la Excelsa. Il problema però è che i botanici, per tutta una serie di questioni, hanno ritenuto di doverla classificare come una semplice variante del Liberica, per cui la Excelsa, per quanto esista a tutti gli effetti, non costituisce una tipologia di caffè a sé.

Insomma, a seconda di dove nascono, della quantità di caffeina contenuta, della capacità di adattarsi a climi e aree diverse, riusciamo oggi a riconoscere tre grandi varianti di caffè. Nel corso del tempo sono nate altre varietà che sono però totalmente artificiali, ovvero create ad hoc dall’uomo con l’obiettivo di adattarne il gusto ai mercati di destinazione. Dopo di che ci sono altre tipologie di piante che invece esistono in natura, ma che sono rimaste ad uso e consumo locale e che quindi non hanno una valenza internazionale (è il caso della Stenophylla, della Mauritiana e della RacemosaCoffea, localizzate tra Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio, e poi ancora Mauritius e Mozambico).

Come investire nel caffè

Come dicevamo inizialmente, il caffè non è solo un bene commercializzato in tutto il mondo, ma al giorno d’oggi è diventato anche un vero e proprio mezzo di investimento! Attualmente i principali produttori di caffè sono Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia, ma anche Messico, Guatemala, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Etiopia, India ed Ecuador si stanno facendo avanti.

Come si può evincere anche solo da questa lista, risulta chiaro che il caffè rappresenta la principale fonte di reddito di parecchi paesi in via di sviluppo: si stima che 20 milioni di persone ad oggi siano occupate proprio nella coltivazione e nella lavorazione di questa bevanda. Ebbene, la quotazione, o meglio, il valore del caffè varia proprio sulla base delle dinamiche di mercato, e gli investitori, dal canto loro, possono approfittare di questi cambiamenti di prezzo sostanzialmente in tre modi: con gli ETF, i futures e le azioni.

ETF – Gli Exchange Trader Funds (ETF) rappresentano l’opzione più quotata per guadagnare col caffè ma al tempo stesso mettersi al riparo da “oscillazioni di troppo”. Ci sono diversi fondi specializzati proprio in questo campo, tra cui spicca anche l’iPath Dow Jones-UBS Coffee Total Return ETN (JO), che “dipende” dai futures anziché dai prezzi spot (che sono i prezzi di mercato).

Futures – I futures sono un altro strumento finanziario piuttosto diffuso al giorno d’oggi, se non altro perché hanno una duplice funzione: da una parte consentono di proteggersi dalle fluttuazioni di mercato, e dall’altra speculano proprio su quelle fluttuazioni (concentrandosi sul breve periodo). Il contratto di riferimento è il “Coffee C”, basato sulla varietà Arabica. Questo contratto viene emesso cinque volte l’anno (a marzo, maggio, luglio, settembre e dicembre), ha una durata di 23 mesi ed ha un valore di 37.500 pund.

Azioni – Un modo senz’altro più classico e al contempo raccomandabile per investire nel caffè, è l’acquisto di azioni di aziende che operano nel mercato del caffè.