Juncker a tutto campo: patto di stabilità, Brexit e visto per i turisti

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jean claude juncker

Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker è tornato a parlare di patto di stabilità, di quel patto di stabilità tanto osteggiato dai Paesi del Mediterraneo. Il senso del suo discorso è semplice: quello che è nato come patto di stabilità non può in alcun modo trasformarsi in una sorta di “patto di flessibilità”.

Dinanzi all’Aula del Parlamento europeo, Juncker ha detto a chiare lettere: “Non vogliamo un patto per la flessibilità, ma una sua applicazione intelligente nel rispetto di quelle che sono le regole esistenti”. Il presidente della Commissione Ue ha poi difeso il Ceta, cioè l’accordo di libero scambio con il Canada che è stato definito per l’occasione come “il miglior patto commerciale che abbiamo mai siglato”.

Tra i temi toccati c’è stata anche la Brexit, che Juncker invita a non trasformare in un’arma di minaccia per l’esistenza stessa dell’Unione Europea: “I nostri amici e partner internazionali – ha detto – ci chiedono con apprensione se la Brexit non sia l’inizio dello scioglimento dell’Unione. Noi siamo sicuri che pur rispettando e deplorando questa decisione, non si possa parlare di pericolo per l’esistenza dell’Ue”. E sugli euroscettici che stanno cavalcando l’onda della Brexit per provare a strappare dall’Unione Europea anche altri Paesi – con Olanda e Danimarca in primo piano – ci è andato giù duro: “I populismi non risolvono i problemi, ma li creano. Per cui dobbiamo proteggerci dalle sirene che propongono facili soluzioni a questioni che nella realtà sono complesse”.

Un aspetto centrale del discorso del presidente Ue ha poi riguardato il sociale. Dinanzi agli europarlamentari, Jean Claude Juncker ha spronato le alte sfere europee a impegnarsi per far sì che l’Europa del futuro possa diventare “un’Europa sociale” e per farlo ha proposto l’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti che dovrà mobilitare 315 miliardi entro il prossimo anno e ripescare i 160 miliardi già stanziati da tempo. L’idea è quella di arrivare al punto da far circolare 500 miliardi di capitali privati entro il 2020 e 630 miliardi nel 2022.

Ha invece sorpreso la notizia, data sempre dallo stesso Juncker, della prossima introduzione di una sorta di visto per l’Europa (sulla falsariga dell’ESTA americano): in pratica, da novembre in avanti, ogni qualvolta una persona entrerà in Europa sarà registrata con tanto di luogo, data e motivo dello spostamento. Un sistema, questo, già previsto dagli Stati Uniti proprio per limitare il rischio terrorismo e che infatti è stato messo su proprio per permettere di capire in via automatica chi è autorizzato a viaggiare nell’Unione Europea ancor prima che ci arrivi, in Ue.