Perché la Cina potrebbe vietare totalmente Bitcoin e criptovalute

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In Cina probabile arrivo del divieto assoluto di trading criptovalute

Bitcoin in primis, le criptovalute rappresentano un vero pericolo per la Cina, o meglio, per il governo cinese. Sebbene nelle ultime settimane siano state fornite spiegazioni di vario genere, la vera ragione appare sempre più evidente: la necessità di controllo.

Come è ben risaputo, l’economia in Cina risponde a dinamiche molto particolari, dovute a un governo che sebbene abbia fatto del “capitalismo” la sua fortuna dell’ultimo quindicennio, nello stesso periodo ha anche dimostrato come di fatto controlli ancora il mercato. Ad esempio, si è visto in che modo è riuscito a regolamentare il mercato azionario quando vi fu la cosiddetta “bolla cinese”.

Dall’altra parte vi sono le criptovalute, che già nella propria denominazione portano un elemento ostico per la mentalità del governo cinese: cripto. Oltre alla diversa regolamentazione (intesa soprattutto come deregolamentazione) delle criptovalute, il fatto che consentano di operare anonimamente o con una determinata privacy, aggiunge troppa benzina sul fuoco. Le criptovalute in Cina sembravano quindi bruciarsi già in partenza. O per lo meno, dalla partenza del boom del 2017.

Come mai non è stato preso alcun provvedimento fino a qualche mese fa? Semplice: perché le criptovalute non avevano ancora raggiunto determinati livelli di capitalizzazione.

Se non si possono contrastare con mezzi sofisticati, non restano che quelli più semplici e drastici.

Per mascherare l’interesse a contrastare definitivamente le criptovalute, il governo cinese ha inizialmente giustificato la propria posizione con la questione del dispendio di energia elettrica. “Il mining costa troppa energia elettrica”, sarebbe stata la prima versione. Anti-ecologico e antieconomico, un’attività che va a consumare la preziosa energia al discapito del resto della popolazione.

Le successive spiegazioni sono più plausibili e si uniformano complessivamente a quelle del governo della Corea del Sud e del Regno Unito, che evidenziano il pericolo che molte operazioni di compravendita vengano effettuate per scopi illeciti.

Di oggi la notizia che il Firewall Cinese, una sorta di Grande Muraglia 2.0, dopo aver colpito le piattaforme di scambio interne, andrà a colpire anche i cinesi che hanno provveduto a spostare i propri fondi di criptovalute su piattaforme offshore. Insomma, la Cina sta arrivando direttamente al divieto totale. 

Tuttavia, occorre ricordarlo: la Cina è la Cina.

Nel frattempo, il prezzo del bitcoin è sceso sotto quota 8.000$. Alle ore 15:15 di oggi lunedì 5 febbraio 2018, il prezzo del bitcoin è pari a 7.612$ con una variazione percentuale del -12,76% rispetto a 24 ore fa (quotazioni CoinMarketCap).

Oltre che per l’acquisto e la vendita sulle piattaforme exchange, il bitcoin e altre criptovalute sono disponibili per operazioni al rialzo e ribasso sulle piattaforme di trading, come la piattaforma di trading CFD Plus500, che consentono di aprire posizioni sia rialziste che ribassiste.

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