Bitcoin e istituzioni finanziarie, dal 2009 a Mario Draghi

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Bitcoin, una storia che parte nel 2011 e trova in Draghi l'ultimo capitolo

Mentre il valore del Bitcoin risale sopra quota 10.000$, è aumentato anche il valore dell’invito al senso di buona prudenza utile in ogni tipo di investimento, la stessa prudenza chiamata a gran voce dal presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Le voci che lanciavano il Bitcoin in una salita senza intoppi, si sono rivelate errate, oltre che smemorate. Infatti, sin dalla sua nascita la valuta digitale BTC ha imparato a conoscere molto bene due grandi ostacoli al suo cammino: le istituzioni finanziarie e lo stesso mercato. A questi, si aggiunge anche l’imprevedibilità (o perfetta prevedibilità) dell’essere umano.

La prima bolla del Bitcoin, nel 2011

Per quanto riguarda il passato del Bitcoin, è doveroso ricordare come dopo il suo primo grande rialzo nel 2011, vi furono delle sconcertanti novità che fecero crollare il suo prezzo, che dopo essere arrivato a 32$ partendo da 3$, crollò a 2$. Risalì di molto due anni dopo, durante la crisi finanziaria di Cipro. Quella del 2011 fu la prima vera “bolla Bitcoin”.

Il progetto di Satoshi Nakamoto per la decentralizzazione

Il fatto che il Bitcoin risalì a seguito della crisi finanziaria di Cipro non è un caso, poiché sin dal suo inizio, il BTC fu creato da “Satoshi Nakamoto” a seguito della grande crisi finanziaria del 2008, che fece fallire numerose società in tutto il mondo. L’obbiettivo del progetto era proprio quello di offrire un’alternativa alle valute legali, ovvero quelle imposte dalle istituzioni centrali, le stesse che non avevano vigilato abbastanza sulla situazione che ha di fatto crollare lo stesso sistema. Il cavallo di battaglia era quindi la decentralizzazione.

L’obbiettivo del Bitcoin era quello di offrire uno strumento di pagamento che non dovesse sottostare all’inflazione e ai tassi d’interesse che avrebbero potuto influenzare il suo valore, utilizzabile per transazioni in tutto il mondo, a prescindere dalla nazionalità di utilizzo. Dai benestanti USA ai paesi africani. Ovunque il BTC avrebbe avuto lo stesso valore. In caso di guerra o di crac finanziari, il Bitcoin avrebbe seguito la sua strada, diversa da quella delle banche centrali. Anziché perdere il proprio denaro depositato in banca, si potevano acquistare Bitcoin senza alcun tipo di regolamentazione.

Il mercato, croce e delizia del Bitcoin

Il valore del Bitcoin lasciato quindi solo al mercato. A tal proposito, fin quando il Bitcoin non fu promosso ad un puro “allettante investimento”, il suo prezzo vide una crescita costante, senza particolari balzi. Insomma, si trattava di una valuta digitale che cresceva di pari passo al suo progetto. Nel 2017, questo concetto è stato spazzato via. Il Bitcoin è diventato “oro digitale” e i tempi del Klondyke a confronto furono una gara di bocce. Tutto il mondo (ma proprio tutto) ha iniziato a parlare di Bitcoin e chiunque abbia potuto o voluto, ha investito in BTC senza pensarci più di tanto, anche senza sapere nulla sul progetto. Il Bitcoin saliva di valore e tanto bastava. E tanto accadeva.

Nel 2017 Bitcoin hanno sfondato quota 20.000$ e tutto sembrava promettere bene. Fino al giorno 16 dicembre, giorno in cui Bitcoin ha iniziato a perdere terreno fino al giorno 22, in cui valeva circa 14.000$, proseguendo al ribasso fino al 30 dicembre andando sotto i 13.000$.

Dal 6 gennaio al 5 febbraio 2017, Bitcoin è passato da 17.000$ a meno di 7.000$. Oggi, sabato 16 febbraio, è risalito sopra quota 10.000$. Praticamente la metà rispetto a soli 2 mesi fa. Le quotazioni sono di Coinbase, la principale exchange per la contrattazione su Bitcoin, disponibile anche su altre come Plus500.

[plus_chart chart=”BTCUSD”]

Il Bitcoin non è una valuta istituzionale e si vede. Le valute istituzionali non perdono il 50% del proprio valore in un mese, se non in caso di conflitti mondiali. La scarsa disponibilità di bitcoin circolanti e la grande movimentazione creano per l’appunto questi squilibri.

Ad ogni modo, 10.000$ o 7.000$ sono molti più delle poche centinaia di dollari che valevano soltanto qualche anno fa. Il futuro, tuttavia, è assolutamente incerto, così come le effettive modalità di utilizzo. Inoltre, le stesse istituzioni a cui ha mosso guerra, hanno iniziato a rispondere per via della crescente importanza e popolarità, a suon di divieti e regolamentazioni. 

Lo stesso Mario Draghi, che citavamo ad inizio articolo, ha detto tuttavia che “non spetta alla BCE” decidere sul suo divieto. Per quanto riguarda la Comunità Europea, quindi, la situazione è differente da quella Coreana e Cinese.