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Litecoin, la piccola Bitcoin che sta crescendo

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La criptovaluta Litecoin, sempre considerata minore del Bitcoin, sta crescendo

È sempre stata considerata una criptovaluta minore, in rapporto a Bitcoin. Più piccola, anche se esiste dal 2011, più economica, più leggera. Eppure i risultati sorprendenti che ha registrato quest’anno, e in particolar modo le impennate vertiginose di questa settimana, hanno contribuito a portare Litecoin in primo piano, da protagonista sul palcoscenico delle criptovalute.

Le performance sono davanti agli occhi di tutti, dagli ottimisti della prima ora agli analisti più cauti: ad inizio settimana, lunedì 11, già il mercato si affannava dietro a Litecoin innalzandone la quotazione sopra i 255 dollari, spinta in alto, come per tutte le altre criptovalute quel giorno, dall’immissione sulla piazza di Chicago dei primi contratti derivati su Bitcoin. Ma una volta digerito il boom dei futures emessi da Cboe, Litecoin non ha arrestato la sua progressione superando il muro dei 300 dollari, e rimanendo sopra quella quota anche oggi, con una valutazione di 331 dollari (nel momento in cui scriviamo).

Grazie agli ultimi sviluppi Litecoin, seppure ancora distante in termini assoluti dal valore di Bitcoin che viaggia stabilmente sopra i 17mila dollari, ha registrato nel solo 2017 ancora in corso un aumento della sua quotazione pari a oltre il 4000%, una crescita due volte più imponente della comunque incredibile prestazione di Bitcoin.

Le due criptovalute, anche se da grandezze e passi di velocità diversi, hanno diversi punti in comune: spesso hanno proceduto assieme, come illustra uno studio di CoinDesk una correlazione superiore allo 0,7 in 6 trimestri finanziari durante gli ultimi 4 anni, e sono inoltre simili nell’infrastruttura e nella concezione, tanto che è comune definire Litecoin la “sorella minore” dell’altra. Una piccola, leggera criptovaluta ma impaziente di crescere e dimostrare di essere diventata grande, come dimostrano le evoluzioni dell’ultima settimana e la successione inarrestabile di record di valutazione.

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Coral Reef, Monero per acquistare musica online

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Monero lancia il progetto Project Coral Reef per l'acquisto di musica online

In questi ultimi giorni lo staff di Monero (criptovaluta) ha annunciato grandi novità circa il suo utilizzo legato alla musica. Infatti, cinque nuovi negozi online e circa cinquanta celebrità della musica internazionale accetteranno pagamenti tramite un nuovo progetto denominato Project Coral Reef.

Lanciata da Riccardo Spagni e Naveen Jain è solo l’ultima iniziativa adottata sulla piattaforma di Monero, nell’ottica di estenderne l’utilizzo come sistema di pagamento. A tal proposito, Monero negli ultimi giorni ha fatto parlare di sé per le tendenze al rialzo, così come evidenziato nella nostra analisi tecnica su Monero del 30 novembre, i cui risultati hanno visto un rialzo successivo effettivo fino a sfondare quota 300 dollari.

Per quanto riguarda gli artisti inclusi nel progetto Coral Reef, questi includono nomi di primissimo piano tra cui Mariah Carey, Sia, Backstreet Boys, Dolly Parton, G-Eazy, Marilyin Manson, Morrissey, Weezer, B52, Slayer, Lana del Rey, Motley Crue e tanti altri.

Da un punto di vista tecnico, Monero si differenzia dalla altre criptovalute per via del sistema di criptazione delle informazione con “firme ad anelli” (ring signatures). Si tratta di firme digitali che possono essere eseguite da ogni membro di un determinato gruppo di utenti che dispongono delle chiavi di decriptazione. Il sistema ad anello fu inizialmente creato per prevenire un’eccessiva carenza di fiducia da parte dei venditori che avrebbero potuto valutare l’utilizzo di Monero. Se da una parte si rispetta la privacy, dall’altro si può provare la buona fede di chi acquista.

Tale modello rende impossibile quindi la tracciabilità di qualsiasi tipo di dato riguardante la transazione, tra cui l’origine, l’ammontare e la destinazione dei fondi. Allo stesso tempo, per via del meccanismo precedentemente menzionato, vi è un ristretto gruppo di utenti (selezionati) che possono vedere tali informazioni.

FED, oggi rialzo dei tassi e addio Yellen

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Janet Yellen attuale direttore della FED

C’è fermento oggi sui mercati azionari per la riunione della FED in programma per stasera. La Federal Reserve dovrà passare al vaglio diversi punti tra cui due spiccano su tutti: il rialzo dei tassi d’interesse e “l’addio” della numero uno, Janet Yellen.

Per quanto riguarda i tassi d’interesse, non ci dovrebbero essere novità eclatanti a parte il rialzo di 25 punti base, ovvero lo 0,25% secondo i programmi. Tuttavia, si fanno sempre più numerose le ipotesi riguardo allo stesso programma complessivo di rialzo dei tassi, circa la sua durata e la sua intensità. L’obbiettivo finale dichiarato sinora è quello del 2,75% rispetto all’1,25%-1,50% che si dovrebbe avere a partire da stasera (se il rialzo sarà confermato).

I dati macroeconomici spingono in favore di tale rialzo e non dovrebbero portare a eventuali sorprese.

A proposito di sorprese, la giornata di oggi ne ha viste due che hanno influito e potrebbero ancora influire sul mercato.

La prima è stata la sconfitta dei repubblicani in Alabama che ha fatto cadere (seppur leggermente) il dollaro, successivamente stabilizzatosi. Il dollaro si mostra quindi attualmente particolarmente sensibile ai punti di forza/debolezza dell’amministrazione Trump.

La seconda è stata la decisione da parte di Draghi e della BCE di una normalizzazione più precoce rispetto ai tempi prefissati, del Quantitative Easing. A partire da gennaio 2018, la BCE acquisterà titoli di Stato per 30 miliardi al mese anziché 60. Questa decisione ha spinto giù le borse già in attesa della FED e ha al tempo stesso rafforzato l’euro sul dollaro.

La quotazione EUR/USD sarebbe salita decisamente di più, se tale decisione non fosse arrivata proprio oggi, lo stesso giorno in cui si decide per il rialzo dei tassi FED. Tale decisione dovrebbe infatti bilanciare la situazione. Al contrario, nel caso in cui tale rialzo non ci fosse, sarebbe più che sensato aspettarsi un rialzo dell’euro anche sopra quota 1,20 dollari.

I dati sulla disoccupazione (scesa al 4,1%) giocano a favore del rialzo dei tassi. Ora, si dovranno attendere le valutazioni in tal senso, da parte della FED, per quel che riguarda la riforma fiscale di Trump.

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Facebook pagherà le tasse, anche in Italia

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Facebook pagherà le tasse

Il colosso mondiale dei social network ha annunciato, ovviamente in un post sulla sua newsroom, un cambio di direzione con importanti ricadute per le finanze italiane: dal 2018 infatti Facebook opererà, per quanto riguarda la pubblicità presente sulle sue pagine, attraverso “strutture di vendita locale”.

In attesa di capire esattamente quali meccanismi adotterà la creatura di Mark Zuckerberg per raccogliere le inserzioni e gestirne i ricavi, si tratta senza dubbio di una buona notizia per le casse dello Stato, considerando che fino a oggi la massa di utili generata dall’attività pubblicitaria su Facebook, anche se ottenuta in Italia, finiva per transitare, attraverso ingegnose partite di bilancio, nella sede madre del gruppo in Irlanda, dove le multinazionali e i big dell’informatica possono godere di una tassazione privilegiata. E così, ad esempio, nel 2015 Facebook Italia ha pagato appena 203mila euro di imposte, a fronte di ricavi provenienti principalmente da attività pubblicitaria superiori ai 200 milioni.

La combinata azione di pressione dell’opinione pubblica e dei governi europei, con Italia, Francia e Germania in prima fila per concertare un piano fiscale comune e regolare la prateria dove i giganti della rete operano ai bordi dell’elusione, ha provocato la contromossa del social: un atto di buona volontà pensato per evitare misure punitive ed economicamente onerose.

A partire dai prossimi mesi, saranno quindi contabilizzate nei bilanci delle sussidiarie nazionali le cifre raccolte da Facebook con la vendita di spazi pubblicitari, in nome della logica che prevede la registrazione dei ricavi nei paesi dove questi avvengono e non nella sede della holding, Dublino, come nel caso del social.

Sempre sul fronte fiscalità, prosegue in Parlamento la marcia verso l’approvazione della “web tax”: con un’aliquota fissa del 6% sui ricavi delle transazioni finanziarie digitali, l’imposta potrebbe generare un gettito totale di circa un miliardo di euro all’anno.

Cambio Zcash Dollaro, segnale di forza in arrivo?

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Cambio Zcash Dollaro, attendiamo il segnale di forza

Analizzando il grafico daily (grafico in alto) del cambio Zcash Dollaro per mezzo di candele cumulate heikin ashi, possiamo subito osservare come la criptovaluta subito dopo la sua nascita è crollata muovendosi in un forte trend ribassista che ha portato le quotazioni di Zcash da 20000 a 26,30$ facendole perdere quasi l’intero valore.

Successivamente, dopo aver raggiunto il bottom di mercato, i prezzi hanno cambiato tendenza impostandosi al rialzo. In questo momento i prezzi sono “ingabbiati” in una lunga fase laterale (linee arancioni orizzontali), probabilmente di accumulo, che ha come resistenza statica area 457,50 e come supporto statico area 151,00. Durante tale fase laterale osserviamo al presenza di elevati volumi (cerchi viola) possibile segnale di interessamento al cross da parte degli istituzionali.

Cosa attendersi per il futuro? A nostro avviso il cambio Zcash Dollaro fornirà un chiaro segnale di forza alla rottura con volumi della resistenza statica che abbiamo individuata posta in area 457,50.

A quel punto ciascun trader/investitore deciderà se e quando intraprendere operazioni long sul a favore della criptovaluta facendo attenzione al money management e al timing di entrata ricordando che le criptovalute sono strumenti molto volatili.

Nel momento in cui scriviamo Zcash batte nei confronti del dollaro quota 407,00. Le valutazioni evidenziate in questo articolo non vogliono essere un invito all’investimento, bensì solo analisi tecniche da valutare per possibili operazioni di trading/investimento.
Ricordiamo, infine, che le nostre analisi non fanno riferimento a brevi/brevissimi time frame.

Tra le poche piattaforme in cui si può fare trading su Z-Cash vi è la IQ, di cui abbiamo parlato nella recensione di IQ Option.

Ripple Euro, +90% in 24 ore: l’analisi tecnica

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Ripple Euro, +90% in 24 ore: l'analisi tecnica

Nella nostra precedente analisi sul cambio Ripple Euro avevamo sottolineato il forte rialzo che la criptovaluta aveva avuto nei confronti dell’euro dopo la fase di accumulo. Avevamo, inoltre, evidenziato la lunga fase laterale che il cross stava percorrendo ormai da qualche mese delineata sul grafico con le linee viola orizzontali. Avevamo concluso dicendo che a nostro avviso la criptovaluta avrebbe fornito un chiaro segnale di forza al breakout con forti volumi di area 0,2482€. Il giorno che scrivevamo tutto ciò eravamo sulla candela evidenziata con il cerchio arancione.

Cosa è successo successivamente? Nella scorsa giornata di contrattazione le quotazioni hanno rotto con forti volumi (cerchio viola) la resistenza statica che avevamo individuato posta in area 0,2482€ facendo scattare il chiaro segnale di forza che stavamo aspettando. Dopo tale breakout la criptovaluta ha guadagnato nei confronti dell’euro oltre il 50% in meno di 24 ore.

Qui sotto, il grafico in tempo reale del cambio Ripple Dollaro sulla piattaforma CFD Plus500.

[plus_chart chart=”XRPUSD”]

Cosa aspettarsi per il futuro? A nostro avviso il rialzo della criptovaluta è appena cominciato e Ripple potrebbe regalare ottime soddisfazioni ai propri investitori.

A questo punto ciascun trader/investitore deciderà se e quando intraprendere operazioni long sul cambio Ripple Euro facendo particolare attenzione al money management, ricordando che le criptovalute sono strumenti molto volatili.

Nel momento della scrittura la criptovaluta viene scambiata con l’euro a quota 0,3959 con un rialzo del 32%. Le valutazioni evidenziate in questo articolo non vogliono essere un invito all’investimento, bensì solo analisi tecniche da valutare per possibili operazioni di trading/investimento.

Nuovo record per Ethereum: vola sopra i 500 dollari

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Ethereum supera la soglia dei 500 dollari

Polverizzato dalle criptovalute, nella giornata di oggi, un ulteriore record: al centro della scena questa volta Ethereum, che in mattinata ha superato la soglia simbolica dei 500 dollari. Una volta passata l’ennesima asticella, la salita della criptovaluta pare non registrare battute di arresto, e al termine del pomeriggio già vede di vicino il traguardo dei 600 dollari.

A beneficiare delle indiscrezioni che viaggiano sul web è oggi la creatura lanciata nel 2015 da Vitalik Buterin, dopo i più recenti exploit di Bitcoin, stabile in settimana su quotazioni sopra i 16mila dollari, e Litecoin, che si appresta a chiudere il 2017 con una crescita vertiginosa del 4000% alla luce delle ultime valutazioni superiori a 300 dollari.

Ethereum ha visto il valore schizzare verso l’alto dopo la diffusione delle voci di corridoio su un progetto di sperimentazione di una piattaforma blockchain basata sulla tecnologia che ne sostiene lo scambio, finanziata da una squadra guidata da UBS e composta tra gli altri da Barclays, Credit Suisse, KBC e Thomson Reuters. Nella cornice delle nuove regolamentazioni introdotte da MiFID II, la nuova direttiva comunitaria sugli strumenti finanziari che ha come obiettivo una maggiore trasparenza delle attività di commercio in Europa, si starebbe muovendo questo team di primo piano della finanza internazionale, con la scelta di affidarsi alla tecnologia messa in piedi da Buterin.

Il tam-tam delle indiscrezioni ha così gettato benzina sulla scalata della sua criptovaluta, che raggiunge oggi un ulteriore risultato sorprendente in attesa di trasformarsi, al pari di Bitcoin, in oggetto di strumenti finanziari derivati. Secondo alcuni analisti e addetti al settore, saranno presto introdotti sul mercato i futures di Ethereum, dopo l’avvio sorprendente di ieri sulla piazza di Chicago dei primi derivati Bitcoin, con aumenti oltre al 20% e la sospensione degli scambi per eccesso di rialzi.

[plus_chart chart=”ETHUSD”]

Bollo auto, le esenzioni da Nord a Sud

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Informazioni sulla esenzione del bollo auto in Italia

Tra le tasse che colpiscono gli italiani una è particolarmente invisa al popolo dei contribuenti: nel paese dei mille balzelli, come da alcuni è soprannominato, la corona della tassa più odiata va certamente al bollo auto. Forse per un flebile, a volte impercettibile legame tra costi e benefici associati, forse perché spesso al volante ci si lamenta spesso delle condizioni delle strade e del traffico, sono in tanti i proprietari di automobili a storcere il naso al momento di regolare la propria posizione tributaria con lo Stato. Anche se c’è chi, tra i possessori dei circa 50 milioni di veicoli immatricolati in Italia, ha potuto evitare il pagamento del bollo.

La legislazione che regola le esenzioni varia da regione a regione, anche se è individuabile un tratto comune: pur con le differenze di tempi e durata, sono i proprietari di auto ibride, e cioè alimentate sia da uno dei classici combustibili fossili che dalle fonti a stampo ecologico (idrogeno o motore elettrico), a sorridere da nord a sud risparmiando diverse centinaia di euro.

Chi risiede in una delle seguenti regioni può avvantaggiarsi dell’esenzione dal bollo auto: partendo dal settentrione, pagano in Lombardia la metà della tassa per un periodo di tre anni le vetture ibride immatricolate tra inizio 2015 e fine 2017; in Liguria il vantaggio si estende per cinque anni, a condizione di acquisto effettuato a partire dall’1 gennaio 2016. Mentre Trento esclude dal pagamento del bollo per cinque anni le ibride benzina con metano, gpl e elettrica, la provincia di Bolzano avvantaggia i possessori di auto a idrogeno, gas metano, gpl, ibrida elettrica e termica: il bonus ha durata di tre anni dall’immatricolazione. Stesso periodo applicato in Emilia Romagna, sulle vetture ibride acquistate nel corso del solo 2016, così come nel Lazio e in Veneto, anche se in questo caso a partire dal 2014.

I residenti in Umbria possono godere di 2 anni di risparmio sulle auto ibride registrate tra il 2016 e l’anno in conclusione. Marche e Puglia vantano il periodo di esenzione più lungo: sei anni entrambe le regioni, con la prima limitata alle immatricolazioni 2017 e la seconda a partire dal 2014.

Litecoin sale ancora: nuovo record a 300 dollari

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Il Litecoin sfonda quota 300 dollari

Sale la febbre in Asia intorno a Litecoin: la criptovaluta, definita da molti la sorella minore di Bitcoin, continua a registrare aumenti importanti, e ha raggiunto stamattina sui mercati orientali un nuovo record di scambio, alla quotazione di 255 dollari, salita ulteriormente nel pomeriggio fino a 310 dollari (momento in cui scriviamo). La crescita tumultuosa registrata nel 2017 ha segnato velocità persino superiori a quelle della sua “sorella maggiore”: la valutazione di Litecoin è infatti aumentata del 4000% in un anno, doppiando il passo di Bitcoin, ferma, si fa per dire, a un incredibile +2000%.

Ne abbiamo parlato anche nella nostra analisi tecnica sul Litecoin di oggi.

Gli analisti del mercato intanto moltiplicano le interpretazioni di un successo così travolgente: chi punta sulla sovraesposizione mediatica di Charlie Lee, direttore di Coinbase, comparso negli ultimi giorni su diversi canali di news, chi invece segnala l’aumento di traffico e di nuovi ingressi sulla piattaforma di Coinbase, dove Litecoin è tra le poche criptovalute disponibili.

Resta di attualità la decisione intrapresa da Steam, tra i big nella distribuzione digitale di gaming e contenuti multimediali, di abbandonare Bitcoin e servirsi proprio di Litecoin per i pagamenti e le transazioni operate sulla sua piattaforma: il destino delle due criptovalute sembra incrociarsi in continuazione, e la sorella più piccola spinge per diventare grande.

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Concorso INPS, rischio ricorsi per l’inglese certificato

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Concorso INPS, rischio di ricorsi.

Sul concorso Inps destinato all’assunzione di 365 dipendenti a tempo indeterminato si abbatte una nuova tegola. Il bando, che mira alla ricerca di analisti di processo e di consulenti professionali, è stato pubblicato lo scorso 24 novembre sulla Gazzetta Ufficiale e potrebbe tornare a traballare a causa di un particolare: la certificazione della lingua inglese quale requisito indispensabile per l’accesso alla selezione.

Il fatto è che la presenza del suddetto requisito taglia fuori i madrelingua e coloro che, pur conoscendo l’inglese, non hanno mai ottenuto una certificazione vera e propria. Inoltre un requisito di questo tipo segna una netta discrepanza rispetto alle regole che normano l’assunzione nel pubblico impiego.

Il bando parla chiaro: il candidato, si legge, “deve essere in possesso di una certificazione, in corso di validità, che attesti la conoscenza della lingua inglese”. E’ inoltre richiesto “un livello non inferiore al B2 rilasciato dagli enti certificatori riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione”. Insomma, così come è scritto, il bando tiene fuori dalla procedura di selezione sia i madrelingua inglesi sia coloro i quali conoscono anche molto bene l’inglese pur non avendo alcuna certificazione in merito.

Un problema, questo, segnalato da più parti e rilanciato dal professor Salvatore Dettori, docente di Diritto amministrativo all’Università di Teramo. Secondo Dettori, se il nodo della questione era la ricerca di personale che parlasse inglese, sarebbe stato preferibile “testare la conoscenza della lingua durante un concorso e non tramite una certificazione, peraltro richiesta in questo modo”.

Nonostante ciò, e a fronte delle evidenti incoerenze con la procedura selettiva descritta nel Testo Unico del pubblico impiego, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha dato mandato di proseguire su questa linea: “Gli uffici legali hanno valutato il rischio ricorsi – ha detto Boeri – e hanno deciso che sarebbe il caso di proseguire sulla strada già intrapresa”.

*I CFD sono strumenti complessi e presentano un alto rischio di perdita rapida di denaro per via della leva. Tra il 74-89% degli investitori perde denaro quando negozia CFD. Considera se puoi permetterti l'alto rischio di perdere il denaro investito.
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