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Banche, terminato passaggio delle banche venete su Intesa

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Completato il passaggio di banche venete in Intesa

Sono passati cinque mesi dalla famosa acquisizione, ma la migrazione delle banche venete sulla piattaforma informatica che fa capo a Intesa Sanpaolo si è conclusa soltanto in queste ore. Il passaggio riguarda diverse filiali toscane di Banca Popolare di Vicenza, nonché un’ampia platea di correntisti.

Con un weekend scandito dai lavori, da stamattina i 2.2 milioni di clienti delle ex popolari entreranno a far parte della grande famiglia di Intesa Sanpaolo e disporranno quindi di un nuovo Iban. I conti correnti infatti avranno nuove coordinate, ma per evitare di lasciare dei vuoti e ridurre al minimo problemi e fraintendimenti vari, accrediti e addebiti potranno continuare a pervenire sulle vecchie coordinate in quanto saranno poi indirizzati sulle nuove.

Garantito inoltre l’accesso multicanale con smartphone o chiavetta con codice temporaneo, mentre per quel che riguarda le carte di debito verrà garantito il funzionamento delle stesse fino al prossimo 30 marzo (seppur con delle evidenti limitazioni, come quella che vieta prelievi di importo maggiore a 250 euro).

Insomma, nell’operazione “Vivaldi” (così è stata ribattezzata) saranno coinvolti circa 3.400 dipendenti e 656 agenzie delle due ex popolari (di queste, circa 140 verranno chiuse nei prossimi giorni, che aumenteranno a 250 da qui a due mesi). Il passaggio delle banche venete a Intesa Sanpaolo avrà un impatto non indifferente in alcune zone della Toscana, specie in quella pratese, dove la Popolare di Vicenza, a seguito degli accorpamenti, conta la bellezza di 21 filiali.

Futures Bitcoin da record al debutto

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Futures Bitcoin in grande rialzo dopo il debutto sul mercato di Chicago

È arrivato il primo giorno per i futures Bitcoin, e come prevedibile il mercato ha risposto con entusiasmo. Sulla piazza di Chicago, dove Cboe ha introdotto oggi, per la prima volta dalla sua nascita, contratti future sulla regina delle criptovalute, la corsa all’acquisto ha generato un immediato e vertiginoso rialzo registrando un aumento record del 24,4% e facendo schizzare la quotazione di Bitcoin poco sotto la soglia dei 17mila dollari (16700 alle 8,45 di mattina).

Diviso tra l’ottimismo irrefrenabile di chi per primo ha investito sulle criptovalute e il pessimismo di chi preannuncia presto una drammatica caduta del valore, il mondo della finanza ha atteso la giornata di oggi per chiamare alla prova, sul banco degli strumenti derivati, il campione delle quotazioni dell’ultimo mese e il re del 2017. Bitcoin, che dall’inizio dell’anno ha visto gonfiare il suo valore di oltre il 1400%, ha generato speranze di immediati e facili guadagni con la stessa potenza e velocità con le quali si è attratto, assieme alle altre criptovalute, lo scetticismo di una parte degli operatori del settore. Eppure i successi e le continue rivalutazioni sembrano non fermarsi più, alzando giorno dopo giorno l’asticella della sua quotazione in dollari.

La mossa di Cboe Future Exchange, che per primo ha scommesso sui futures Bitcoin ma che sarà seguita nel giro di una settimana da CME Group, ha creato una nuova percezione intorno a Bitcoin: dopo l’immediato, iniziale entusiasmo sui primi future emessi, così impetuoso da mandare in tilt la piattaforma dove si operavano gli scambi e costringere Cboe alla sospensione per eccesso di rialzi, se i valori si assesteranno e confermeranno la tenuta positiva, da strumento di speculazione, secondo l’accusa generalizzata dei detrattori, Bitcoin potrebbe diventare qualcosa di diverso, e trasformarsi, per le sue caratteristiche e peculiarità, in un bene rifugio al pari dell’oro.

Bitcoin più volatile del petrolio in tempi di guerra

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Il Bitcoin mostra una volatilità fuori dal comune

Oggi la quotazione del Bitcoin ha dato ulteriore dimostrazione della sua enorme volatilità, che se per alcuni può rappresentare un fattore negativo, per altri è sicuramente positivo. Partendo dai fatti, registriamo come oggi il cambio Bitcoin Dollaro sia partito da quota 15.745$ allo scoccare della mezzanotte, per poi perdere a 14.515 in poco più di mezz’ora, risalendo a 16.512 in un paio d’ore, per poi perdere nuovamente e gradatamente fino a 14.020 (ore 6:32), per poi risalire ancora a 15.951 dollari verso le 10 del mattino. Il tutto, secondo l’ora locale USA.

La volatilità di questo strumento, ovvero la sua caratteristica di cambiare prezzo molto velocemente e con profonde variazioni, potrebbe assomigliare a quella di alcune materie prime in tempo di conflitto, oppure alle quotazioni azionarie in periodi con grandi sconvolgimenti a livello societario o settoriale. Per il Bitcoin, a tale volatilità ci si è in un certo modo, per quanto possibile, “abituati”.

Se da una parte vi sono gli investitori, interessati al solo rialzo della criptovaluta, dall’altra ci sono trader di strumenti finanziari  (CFD) che consentono di puntare al ribasso. In questo modo, se da una parte c’è chi guadagna solo se il Bitcoin sale, dall’altra c’è anche chi ci guadagna anche quando scende, sempre nel caso si riesca a prevedere tale ipotesi. Oltre a comprare Bitcoin, quindi, aumentano le modalità operative parallele, tra le quali spicca sempre più il trading su Bitcoin,  in modo tale da crearsi una sorta di hedge (protezione) in caso di perdita con l’investimento in Bitcoin.

La pratica del trading su Bitcoin pare infatti sposarsi con la caratteristica dell’alta volatilità di questa criptovaluta, che durante l’arco di una singola giornata, offre spunti decisamente interessanti di operazioni sia rialziste che ribassiste. Si tratta di pratiche con un determinato livello di rischio, così come quello insito nell’acquisto di Bitcoin a cifre ormai elevate, ma che consentono tuttavia di operare con capitali anche piuttosto ridotti.

Accordo Brexit UE, euro si rafforza su sterlina e dollaro

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L'accordo per la Brexit spinge l'euro nel cambio con la sterlina

Non si è fatta aspettare la reazione della sterlina sul mercato Forex, dopo l’accordo raggiunto tra la premier britannica Theresa May e la commissione UE guidata da Jean Claude Juncker. Già in mattinata, la sterlina era passata da 0,869 a quota 0,874 euro a mezzogiorno, per poi arrivare nel pomeriggio a quota 0,881 euro nel momento in cui stiamo redigendo questo articolo.

Il cambio euro sterlina quindi ha ottenuto un rialzo, rafforzando perciò l’euro nei confronti della valuta britannica. Lo stesso è accaduto nel cambio euro dollaro, anche se in modo più intermittente, con un euro che è andato a superare per ben quattro volte quota 1,1770 alternandole a ribassi a 1,1760 e 1,1755.

Se da una parte l’euro spingeva in basso il dollaro per via dell’accordo per la Brexit, dall’altra il dollaro contrastava con Wall Street entusiasta del proprio mercato di lavoro che ha offerto dati macro decisamente positivi. Al numero di occupati di novembre si aggiunge anche la fiducia alla riforma fiscale lanciata dall’amministrazione Trump.

Il dollaro contro il rischio di government shutdown

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Trump in cerca di un accordo per evitare lo shutdown. Riflettori sul dollaro e sul cambio EUR/USD.

Il presidente Usa Donald Trump si incontrerà oggi con i leader dell’opposizione democratica alla Camera e al Senato, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, per cercare un accordo all’ultimo minuto sul finanziamento della macchina della pubblica amministrazione e scongiurare il pericolo del government shutdown. In caso di mancata autorizzazione alla spesa da parte del potere legislativo, infatti, la burocrazia a stelle e strisce limita automaticamente il funzionamento dello Stato ai cosiddetti servizi essenziali (esercito, carceri, posta e ospedali, tra gli altri), chiudendo però allo stesso tempo il rubinetto degli stipendi federali. Se entro venerdì non si troverà una soluzione, il Governo non avrà i mezzi per pagare le attività correnti e l’ipotesi di un blocco dell’amministrazione diventa concreto.

La battaglia politica tra Trump e democratici che si gioca oggi al Congresso, tra rimbalzi di responsabilità e accuse lanciate via tweet, rischia in prima battuta di provocare disagi nella vita quotidiana degli americani, oltre a trascinare nell’incertezza il treno dell’economia nazionale rallentandone pericolosamente la locomotiva, il dollaro: in mattinata la banconota verde ha già arrancato nei confronti dell’euro.

In molti in realtà scommettono su un accordo di compromesso possibile, mirante a rimandare il problema di qualche settimana e a prolungare temporaneamente i finanziamenti destinati all’amministrazione pubblica fino al 22 dicembre prossimo. Rimangono però sul tappeto i motivi di contrasto che oppongono ostilmente Trump ai democratici: la gestione della politica estera, con l’uscita del presidente su Gerusalemme capitale, e il controllo dei flussi migratori, tra gli altri.

Dopo l’approvazione della riforma fiscale e il conseguente timido rialzo sulle Borse, oggi la presidenza repubblicana registra una battuta d’arresto e paventa il rischio di un pericoloso shutdown della macchina amministrativa: un andamento altalenante che non giova alla stabilità del dollaro e al mercato.

Instabilità che potrebbe essere colta al balzo dai trader di CFD. A tal proposito, il cross valutario EUR/USD è disponibile sulla piattaforma di social trading eToro.

CryptoKitties, il gioco che muove il prezzo di Ethereum

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I CryptoKitties acquistabili in Ethereum

Chi non ha ancora sentito parlare di CryptoKitties presto sentirà parlare di questo nuovo gioco che ha contribuito a far salire il prezzo dell’Ethereum. Sbaglia enormemente chi pensa si tratti un gioco per bimbi. Si tratta di qualcosa di molto più complesso, ma al tempo stesso fantascientifico e paradossale.

CryptoKitties è infatti una nuova applicazione basata sulla blockchain dell’Ethereum. E’ stata lanciata il giorno della Festa del Ringraziamento e da martedì 5 dicembre consente di effettuare transazioni.

Ma di che transazioni si sta parlando? La cosa curiosa è proprio questa.

In CryptoKitties si possono acquistare e vendere gattini virtuali (proprio così), con denaro vero, nel tentativo di far fruttare questi scambi. Un piccolo particolare: parliamo di scambi che possono raggiungere valori di diverse migliaia di dollari. Con degli scambi dal valore massimo di 10.000$ si possono produrre gattini che in futuro potrebbero valere decine di volte di più.

Gli utenti possono infatti comprare i loro gatti virtuali da collezione con Ethereum, farli crescere e (pro)creare altri gattini, che produrranno quindi un ulteriore valore.

Il valore dei gattini tuttavia dipende da numerosi fattori, tra cui i cosiddetti “gattributi” (cattributes), ovvero le loro caratteristiche. Vi sono anche dei limiti nella creazione di nuovi gattini, come una sorta di limite all’inflazione.

Per ogni gattino, i “giocatori” vedranno comunque assicurato il loro valore sulla blockchain di Ethereum, anche nel caso il gioco fosse chiuso o i suoi creatori scomparissero.

Anziché avere dei semplici Ethereum, quindi, si possono avere dei CriptoGatti. Al posto di vendere Ethereum, si può vendere uno o più CryptoKitties.

Il successo di CryptoKitties

Passiamo ai dati. CryptoKitties è divenuto subito popolarissimo, sviluppando un giro di scambi pari al 4% delle transazioni su Ethereum in tutto il mondo (circa 1,4 milioni di vendite). Le movimentazioni su CryptoKitties sono divenute parte fondamentale dei fattori di cui tener conto nella valutazione delle movimentazioni della quotazione di Ethereum.

In parole semplici: KryptoKitties al momento influenza la quotazione di Ethereum. Se il mercato di questo gioco dovesse crescere (come sta facendo), potremo assistere a fenomeni interessanti sui cambi Ethereum Dollaro ed Ethereum Euro sulle piattaforme di trading.

Ci si domanda se i KryptoKitties possano ottenere il successo del Bitcoin. Considerando che si offre la possibilità di “giocare per guadagnare”, la cosa potrebbe non risultare poi così impossibile.

Un’operazione commerciale ma allo stesso tempo un fenomeno da studiare. Si parla di gatti virtuali, acquistabili con valute virtuali, il cui valore si scambia in dollari. Qui siamo molto oltre alle normali leggi di economia tipiche del capitalismo. Siamo tra il liberissimo mercato e un futuristico quanto regolarizzato non-sense.

Se il Bitcoin oggi ha stupito tutti, sfondando l’ulteriore barriera a 14.000$, i gattini virtuali dal valore crescente potrebbero far parlare altrettanto di sé.

Legalizzazione Bitcoin in Russia, promessa di Boris Titov

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Boris Titov propone la legalizzazione del Bitcoin in Russia

Ultimamente hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Boris Titov, politico russo e sostenitore del Bitcoin. Titov nelle sue ultime dichiarazioni si è rivolto proprio alla criptovaluta più famosa del momento, affermando non solo di non voler ostacolare il corso della moneta, ma anche di voler provare a renderla legale in tutto il Paese.

Schierato al fianco di Vladimir Putin e particolarmente impegnato nella lotta alla corruzione, Titov è quindi una di quelle personalità che in Russia appoggiano apertamente il Bitcoin (non a caso il suo modello di riferimento è quello giapponese, che ad oggi è il Paese che più si è aperto nei confronti delle criptomonete).

Boris Titov è impegnato in campagna elettorale, per cui le sue dichiarazioni sul Bitcoin strizzano l’occhio al mondo dell’impresa e degli investimenti, a quello stesso mondo da cui il politico ha sempre avuto un appoggio e che vuole ora tornare a conquistare. La sua dopotutto è una cultura liberale. Una cultura che rifugge il ruolo centrale dello Stato.

Anche per questo Titov non ha mostrato mezzi termini nel parlare del Bitcoin e di quelli che sono i suoi progetti in materia: “Le criptovalute più popolari come Bitcoin ed Ethereum verranno legalizzate. Le persone avranno l’opportunità di conservarle in banca così come di utilizzarle come metodo di pagamento a tutti gli effetti”.

L’ipotesi di una criptovaluta di Stato però non gli piace, e non lo attira non solo perché si considera un (vero) liberale, ma anche perché snaturerebbe il senso stesso della moneta virtuale: “Abbiamo pensato di creare una moneta nazionale, ma poi abbiamo lasciato perdere. Del resto, il compito delle criptovalute è quello di ridurre i costi, e ci siamo resi conto che una criptovaluta nazionale non solo non sarebbe stata necessaria, ma avrebbe anche avuto effetti lontani da quelli che ci si sarebbe potuti aspettare”.

Ripple e Bitcoin, mezzogiorno di fuoco

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Ripple e Bitcoin, mezzogiorno di fuoco

Un vero e proprio mezzogiorno di fuoco per Ripple e Bitcoin, che hanno offerto due scenari diametralmente opposti. Il cambio Ripple Dollaro, a partire dalle 12 è passata da 0,20670$ a 0,21700$. Per quanto riguarda il cambio Ripple Euro invece, da 0,17714€ delle 12 è passato in pochi minuti a superare quota 0,18500. A differenza del cambio Ripple Dollaro, il cambio Ripple Euro non è tornato sui suoi passi, ma ha al contrario mantenuto il suo livello.

Per quanto riguarda il cambio Bitcoin Dollaro, invece, tra le 12 e le 13 ora italiana è passato da 14600$ fino a 13600$, perdendo ben 1000$ in una sola ora, per poi riprendersi in parte nei minuti successivi e in questo stesso momento in cui scriviamo. Stessa movimentazione per il cambio Bitcoin Euro.

Se per gli investitori si trattano di momenti concitati, non sono da meno quelli dei trader che possono effettuare operazioni volte al profitto su rialzi e ribassi, tipica della pratica di negoziazione CFD. A tal proposito, Ripple e Bitcoin sono disponibili sulla piattaforma di trading Plus500.

 

Creval sotto osservazione dopo il downgrade di Fitch

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Downgrade per il rating di Credito Valtellinese da parte di Fitch

Fitch abbassa il rating su Creval ma resta alla finestra in attesa delle contromosse dell’istituto bancario. L’agenzia di valutazione ha spostato da BB- a B- il proprio giudizio sul lungo termine per il Credito Valtellinese, sottolineando al tempo stesso come il downgrade sia “sotto osservazione”. Una formula che indica la volontà di seguire da vicino l’impegno di Creval nell’aumentare il capitale e disfarsi di oltre 2 miliardi di euro di crediti dubbi o difficilmente recuperabili.

Il taglio del rating di lungo termine ha colpito nella stessa misura anche il Viability Rating (VR), parametro sull’autosufficienza di un istituto di credito, tagliato anch’esso a B-.

Il downgrade ha colpito in Borsa pesantemente le valutazioni del Credito Valtellinese: il titolo è crollato ieri sul listino di Milano, -7,90%, mentre oggi piazza Affari ne ha sospeso gli scambi su un -8,88% teorico.

Il futuro di Creval passa ora per le mani del CdA e della sua capacità di ripulire il bilancio, riducendo i crediti deteriorati e al contempo rafforzando le disponibilità finanziarie con un aumento di capitale di 700 milioni di euro entro il primo trimestre 2018, come annunciato dall’istituto fondato a Sondrio nel 1908. Un’operazione necessaria ma complicata e di difficile realizzazione, avverte Fitch, che nel suo giudizio prospetta inoltre il baratro al quale Creval si espone: “l’incapacità di portare a termine queste operazioni – scrive l’agenzia di rating – aumenterà il rischio che la banca fallisca, data la sua più limitata flessibilità finanziaria”.

Trasformasi in società per azioni da banca popolare nel 2016, il Credito Valtellinese impiega circa 4000 dipendenti. Il piano industriale di ristrutturazione verso un aumento dell’utile, in caduta nel 2016 con una perdita di 333 milioni di euro, prevede un taglio dei costi operativi con la riduzione sia del numero degli sportelli, -20%, che del personale, -7%.

IPO Xiaomi, entrerà sul mercato azionario

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IPO Xiaomi, ci siamo

Per la IPO Xiaomi pare quasi tutto pronto. Indiscrezioni ancora non confermate sembrano suggerire che Xiaomi, operatore cinese di telefonia e smartphone, si stia preparando all’ingresso sul mercato offrendo al pubblico i propri titoli azionari. Con una valutazione ancora incerta, ma stimabile tra un minimo di 46 miliardi di dollari, l’ultima cifra ufficiale ricavata da una campagna di finanziamento del 2014, e un oltremodo ottimistico valore di 100 miliardi, secondo una fonte interna, quella di Xiaomi rappresenterebbe la più imponente offerta pubblica di acquisto nel settore tecnologico per il 2018. Con 50 miliardi di dollari di stima, come alcuni analisti sembrano suggerire, la IPO Xiaomi si inserirebbe tra le cinque più grandi IPO negli ultimi 5 anni.

Dopo un rallentamento delle vendite subito nel 2016, a vantaggio dei diretti concorrenti Huawei, Vivo e Oppo, Xiaomi ha ripreso a cavalcare un trend di crescita, rafforzandosi sia sul mercato interno, con un saldo posizionamento in quarta posizione per vendite di smartphone in Cina, che sulla piazza globale, dove si è inserita in paesi quali Indonesia, Vietnam, Russia, Ucraina e Emirati Arabi Uniti.

Intervistato sulla questione, il patron di Xiaomi, Lei Jun, aveva in passato dichiarato che la sua compagnia non si sarebbe esposta sul mercato azionario prima del 2025, ma la promessa di ingenti capitali di finanziamento, oltre al momento positivo delle borse, pare aver convinto i vertici ad accelerare il piano di offerta pubblica d’acquisto.

Dopo una prima introduzione a Novembre sul continente europeo attraverso la testa di ponte del mercato spagnolo, anche in Italia hanno ormai marcato il loro ingresso ufficiale i cellulari Xiaomi: anticipando la data prevista del 2018 alcuni modelli sono già in vendita sui principali canali e siti di commercio elettronico.

Fondata nel 2010 a Pechino, Xiaomi produce telefonia mobile, tablet, elettronica di consumo. I prossimi piani di espansione prevedono l’apertura, entro il 2019, di 1000 “Mi stores”: una rete di negozi che permetterebbe il raggiungimento del target di 10 miliardi di dollari di vendita al dettaglio nel 2021.

*I CFD sono strumenti complessi e presentano un alto rischio di perdita rapida di denaro per via della leva. Tra il 74-89% degli investitori perde denaro quando negozia CFD. Considera se puoi permetterti l'alto rischio di perdere il denaro investito.
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